I prodotti sponsor della guerra
Per chi in questa guerra si è palesemente schierato in difesa dell’Ucraina in questi mesi è nato un dilemma etico riguardante le nostre abitudini comuni di consumatori. I prodotti che scelgo sono sostenibili dal punto di vista morale? Sembra una domanda stupida, con migliaia di vittime ed intere città distrutte cosa può importare quale bibita compro al supermercato o quale detergente uso per la doccia di tutti i giorni? Invece non è così, perchè l’acquisto di determinati prodotti di aziende ancora attive in russia influenza direttamente la capacità di fuoco del cremlino alimentandone le casse statali tramite i miliardi di dollari pagati dalle stesse imprese sotto forma di tasse e sostenendo il mercato del lavoro russo e la sua economia, alleggerendo così il peso delle sanzioni internazionali.
Monitoraggio delle aziende attive in russia
Abbiamo già parlato di alcuni servizi online che monitorano le attività delle compagnie commerciali ancora attive in russia, parliamo di War & Sanctions (dove troverete tutto l’elenco ufficiale distinto per paesi aderenti delle entità sanzionate e delle aziende non direttamente sanzionate dai governi ma ancora nel business russo) e di B4Ukraine, un vero e proprio movimento per spingere i consumatori a scelte più etiche nella vita quotidiana per non foraggiare ulteriormente la macchina da guerra russa.
Per avere una panoramica ancora più a 360 gradi vi rimandiamo anche al sito Leave Russia (a cura del KSE Institute), un’autentica bibbia di tutte le aziende multinazionali che stanno ancora operando in russia.
I prodotti sponsor della guerra
Entriamo nel vivo e scopriamo quali prodotti acquistiamo tutti i giorni e che insospettabilmente aiutano il cremlino a continuare questa guerra.
Anzitutto tra le aziende con prodotti molto famosi in Italia e direttamente coinvolte nel business in russia che con le loro tasse stanno contribuendo a generare liquidità per l’esercito russo troviamo Bonduelle (prodotti freschi, surgelati, verdure) e Leroy Merlin (grande distribuzione per il fai da te), che nonostante le pressioni subite a partire dal 24 Febbraio 2022 hanno sempre rifiutato di ritirarsi dal mercato russo.
Pepsico (food and beverage)
Pepsico, produttrice di diverse bevande come Pepsi o 7Up, rimane tuttora stabilmente in russia e ha visto aumentare i suoi utili su quel mercato nel 2022. Tra i suoi brand (tutti famosissimi troviamo:
Pepsi (bibita);
7Up (bibita);
Lays (chips);
Gatorade (bevanda);
Lipton (the);
P&G (prodotti per Beauty care e pulizia)
Al pari di Unilever, anche P&G ha una grande vastità di marchi di uso comune, e anche questa azienda è segnalata come sponsor della guerra. Ecco i principali brands di P&G (anche qui nomi clamorosi):
Dash e Lenor (detersivi per tessuti);
Braun e Gilette (rasatura);
Head & Shoulders e Pantene pro-V (shampoo);
Viakal, Swiffer, Mastrolindo, Fairy (pulizia della casa);
Oral B e AZ (igiene orale);
Olaz (cura del viso).
E questi sono solo i più importanti, trovate tutta la lista dei loro prodotti sul loro sito.
Mondelez (food)
Mondelez è un’altra multinazionale che non si è ritirata dal mercato russo, i suoi prodotti sono tutti del settore food e in questi mesi nei paesi scandinavi sono stati oggetto di campagne di boicottaggio da parte dei consumatori e anche da parte del gigante dell’arredamento IKEA, che ha ritirato i prodotti a marchio Mondelez dai suoi negozi.
Di questa azienda menzioniamo:
Oreo (biscotti);
Milka (cioccolato);
Mikado (snack al cioccolato);
Philadelphia (formaggio spalmabile);
Toblerone (cioccolato);
TUC (crackers);
Fonzies (patatine);
Nestlè (food & beverage)
Anche Nestlè, multinazionale leader del settore food è stata indicata ufficialmente come sponsor della guerra per non aver abbandonato la russia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e dopo mesi e mesi di crimini di guerra russi accertati e sul tavolo del procuratore della Corte Penale Internazionale.
Tra i prodotti Nestlè troviamo:
Purina, Friskies e Gourmet (cibo per cani e gatti);
KitKat, Smarties, Baci Perugina (cioccolato);
Nesquik (mix al cioccolato per bevande al latte);
Nespresso (caffè);
Levissima e San Pellegrino (acqua);
Maxibon (gelati);
Buitoni (food)
Boicottare questi prodotti?
Le varie campagne lanciate dai consumatori in tutta Europa per boicottare questi prodotti hanno uno scopo ben preciso: dimostrare che il consumatore occidentale non è cieco di fronte alle atrocità commesse dalla russia in questa guerra e far perdere quote di mercato importanti a queste aziende nel mercato dell’Unione Europea. Se poi questi colossi preferiranno il mercato russo (paese ricordiamo poverissimo e sull’orlo di una clamorosa bancarotta) al florido mercato occidentale, questi saranno calcoli che si saranno già fatti internamente.
Noi non spingiamo in alcun modo affinchè i nostri lettori prendano posizioni talmente radicali da rinunciare alle proprie consuetudini, semplicemente riteniamo che una scelta etica abbia dei vantaggi a lungo termine e nessuno svantaggio reale vivendo in un mercato globale con così tante alternative.
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Lactalis, proprietaria di Galbani e Parmalat, nonostante l'evidenza degli orrori della guerra scatenata dalla russia in Ucraina continua a fare business as usual con il cremlino.
Barilla mantiene le attività di produzione di pasta in russia, nonostante la guerra continui sempre più ferocemente.