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Ucraina e Israele in guerra contro il terrorismo

Ucraina e Israele, due fronti per la stessa guerra

L’attacco sanguinario del gruppo terroristico di Hamas ad Israele ha riportato con forza nei nostri occhi le immagini delle prime settimane di invasione su vasta scala dell’Ucraina. Strade con decine di automobili distrutte ai bordi della carreggiata, gente in fuga disperata dagli invasori, palazzi bombardati. Una sensazione di terrore. E poi la morte. Centinaia di vittime innocenti e la possibilità di avere presto immagini di nuove Bucha o Irpin, questa volta all’interno dello stato israeliano.

Ucraina e Israele, guerra alla democrazia

Il fatto che finora le vittime siano l’Ucraina e Israele sono la conferma che la vivacità delle loro democrazie in quelle aree geografiche piene di dittatori, zar, ayatollah e sultani (tanti modi diversi per esprimere un unico concetto) mettono a rischio il potere illimitato di chi una elezione politica non sa nemmeno cosa sia

L’attacco di Hamas partito dalla Striscia di Gaza verso le città d’Israele (si parla di cinque mila razzi solo nel primo giorno) non fa parte esclusivamente del conflitto israelo-palestinese come molti sedicenti analisti si sono affrettati a dichiarare, ma fa evidentemente parte di un piano più ampio di guerra senza confini alle democrazie mondiali. Il fatto che finora le vittime siano l’Ucraina e Israele sono la conferma che la vivacità delle loro democrazie in quelle aree geografiche piene di dittatori, zar, ayatollah e sultani (tanti modi diversi per esprimere un unico concetto) mettono a rischio il potere illimitato di chi una elezione politica non sa nemmeno cosa sia.
Sia Israele che Ucraina hanno dato prova al mondo che lo sviluppo di un paese libero passa da libere elezioni e che, seppur in sistemi elettorali non perfetti, in entrambi i paesi il cittadino è libero di scegliere chi lo rappresenterà al governo e chi all’opposizione. Ne sono prova evidente le cinque elezioni parlamentari che si sono svolte in Israele dal 2019 al 2022 oppure la clamorosa vittoria elettorale di Zelensky in Ucraina al posto dei soliti volti noti da sempre al potere a Kyiv.

La guerra in Israele non è solo un conflitto regionale

L’attacco terroristico a Israele non è solo l’effetto delle storiche divergenze con lo Stato di Palestina, che sono comunque profonde e difficilmente estirpabili con la diplomazia (ricordiamo che la Striscia di Gaza è governata da Hamas che ha nel suo statuto costitutivo il principio della distruzione dello stato di Israele), ma va letto in una prospettiva più ampia ricollegandolo con quanto sta avvenendo in Ucraina dal 24 Febbraio 2022.
I leader di Hamas sono ormai di casa al cremlino e negli ultimi due anni le loro apparizioni alla corte del criminale internazionale putin si sono moltiplicate. Non crediamo che siano solo visite di cortesia per una chiacchierata ed un caffè. Se aggiungiamo il supporto dell’Iran (storico alleato e fornitore militare della russia che non nasconde la sua felicità per quanto accaduto e condivide apertamente con Hamas il desiderio di vedere Israele sparire dalla faccia della terra) a questo attacco senza precedenti allora il quadro comincia a delinearsi.
Inoltre gli interessi russi a distrarre l’attenzione del mondo dai suoi crimini in Ucraina sono decisamente forti e non sarebbe così assurdo pensare che ci sia una trama orchestrata da mosca nel tentativo disperato di diminuire gli aiuti dell’occidente a Kyiv per favorire lo storico alleato israeliano.
Iran, Russia, Israele e Ucraina sono solo i primi tasselli di un puzzle che sta passo dopo passo prendendo forma e nitidezza. Sono gli attori principali di una guerra che ha già valicato i confini dell’Ucraina. 

La normalizzazione dell'orrore

Come accaduto dopo poche settimane in Ucraina abbiamo notato una risposta fredda e alquanto superficiale sui media e nell’opinione pubblica in generale. Nessuno speciale di approfondimento, nessuna campagna di sensibilizzazione. Solo notizie di cronaca senza cercare enfasi particolare sull’accaduto.
I massacri dei macellai di Hamas sulla gente indifesa in Israele, gli omicidi a sangue freddo ed il rapimento di centinaia di ragazzi ad una festa al confine con Gaza o i parallelismi con quanto perpetrato dall’esercito di mosca ai danni degli innocenti cittadini ucraini hanno il sapore di qualcosa già visto e che ci ha già stufato. Le motivazioni dietro questi atti barbari e sconsiderati non meritano che poche righe ad uso e consumo esclusivo di quei pochi eroi che i giornali li leggono ancora o quantomeno ci provano.
Il teatro di guerra si è esteso, ma è ancora lontano, non ci interessa, è solo questione di giorni prima che passi in seconda pagina dietro qualche gossip autunnale politico o dello spettacolo che sia (e spesso le due cose si incrociano). 

Guerra di Israele, facciamo chiarezza

L’aggredito è Israele, l’aggressore è Hamas e chiunque non condanni la violenza e la distruzione che hanno portato le azioni di questo gruppo terroristico

Sarebbe importante fare chiarezza fin dal principio, dichiarare chi è l’aggredito e chi è l’aggressore, non cadere nell’errore fatto con la tragedia in Ucraina dove via via che il tempo passava abbiamo dato sempre più spazio alla propaganda russa e invertito i ruoli di queste due nazioni.
L’aggredito è Israele, l’aggressore è Hamas e chiunque non condanni la violenza e la distruzione che hanno portato le azioni di questo gruppo terroristico. Gli appelli alla de-escalation o alla pace (che tacciano subito le armi, buon Dio che ingenuità) lascino spazio al sostegno ad Israele e al suo diritto di difendersi ed attaccare per eliminare la minaccia. Il pericolo altrimenti è quello di un revival del nazismo anti sionista in versione anni 2000, dove il popolo ebraico diventa il nazista e i terroristi islamici di Hamas le vittime di gravi ingiustizie storiche.

Diciamolo invece chiaramente: con i terroristi non si tratta, principalmente perchè loro non vogliono farlo. Con Hamas non si può trattare, con gli stragisti russi non si può trattare. Non facciamo ancora l’errore di confondere qual è la parte giusta della storia e schieriamoci in difesa della nostra libertà.

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