Lactalis (Galbani, Parmalat) continua a lavorare in russia
Il 24 Febbraio 2022, giorno dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte dello stato terrorista russo, per le imprese multinazionali si è posta una importante questione etica: continuare a lavorare in russia e finanziarie quindi la macchina da guerra del cremlino oppure uscire dal paese invasore? Il gruppo francese Lactalis, leader nella produzione casearia, proprietaria di marchi globali come Galbani e Parmalat, ha fatto la sua scelta, quella di rimanere in russia.
Lactalis, Galbani e Parmalat: il silenzio sulla guerra e il mantello dell'invisibilità per le sue attività in russia
Il gruppo Lactalis, comprese le sue aziende controllate Galbani e Parmalat, hanno scelto di fingersi in coma vegetativo a livello di comunicazione per evitare di parlare di guerra, per non danneggiare i propri interessi commerciali. Solo un piccolo comunicato da parte di Lactalis dove viene detto: ci dispiace per la guerra, ma i nostri stabilimenti in russia continueranno a lavorare. Fine.
Una volta emesso questo comunicato l’azienda ha ripreso a lavorare come al solito e a rifornire di prodotti i supermercati russi.
Una cosa molto interessante è che i siti russi di Lactalis, Galbani e Parmalat sono irraggiungibili dall’occidente, come se non volessero farci vedere che loro in russia continuano a lavorare come al solito e, nonostante guerra, stupri e crimini di guerra, in fondo loro in russia ci stanno proprio bene. Quale stratega del male un giorno ha proposto ai vertici di Lactalis di rendere inaccessibili dall’estero i loro sito localizzati in russia? E perchè? Per non farci vedere che producono ancora le mozzarelle nella federazione russa? Forse perchè vedendo i siti irraggiungibili qualcuno qui in occidente potesse pensare che abbiano interrotto il loro business con i criminali del cremlino? Tra l’altro è sufficiente collegarsi con una VPN per poterli visualizzare anche dall’Europa, non capiamo quindi proprio il senso della cosa, ma è comunque il minore dei mali questo.
I prodotti di Galbani e Parmalat
Andiamo a vedere quali sono i prodotti di Galbani e Parmalat che troviamo tutti i giorni sugli scaffali dei supermercati. Conoscere questi brand è importante per fare la propria scelta etica da consumatori: acquistare o non acquistare un prodotto di un’azienda che lavora ancora in russia?
Prodotti Galbani
Tra i prodotti più famosi di Galbani troviamo:
Santa Lucia (mozzarelle, mascarpone e ricotta);
Galbanino (formaggio);
Certosa (formaggio);
Prodotti Parmalat
Anche Parmalat possiede alcuni dei brand più famosi per quanto riguarda i prodotti da latte:
Latte e yogurt Parmalat e Zymil;
Panna Chef e Besciamella Chef;
Succhi di frutta e centrifughe Santal;
Cosa vuol dire lavorare ancora in russia
Il tema etico è stato più volte sollevato per quelle imprese multinazionali che pur condannando a parole la guerra scatenata dalla russia in Ucraina hanno continuato a fare business as usual con mosca.
Non producono e non vendono prodotti sanzionati, quindi nessuno potrà impedir loro di continuare il loro business in russia, ma resta il fatto innegabile che le loro tasse pagate al sistema fiscale del cremlino finiscono direttamente nel budget russo utilizzato per l’aggressione terrorista dell’Ucraina. Con quali soldi i terroristi russi producono e comprano i missili che volano ogni giorno sulle pacifiche città ucraine? Con quali soldi il criminale internazionale putin ha stimato un budget altissimo per il 2024 da destinare alla guerra in Ucraina? Dai, non crediamo alla favola che lavorare in russia e pagare le tasse al cremlino non siano collaborazioni vere e proprie con chi sta commettendo atroci crimini di guerra sul suolo ucraino.
Inoltre l’efficacia delle sanzioni internazionali (che funzionano nonostante tutto quello che si dice) viene attenuata se esistono imprese di origine occidentale che sostengono l’economia russa. Un totale controsenso. E’ come farsi del male da soli.
Barilla mantiene le attività di produzione di pasta in russia, nonostante la guerra continui sempre più ferocemente.
Ferrero ha solo messo in pausa alcuni settori non critici del suo business in russia, continuando ancora ad alimentare le casse del cremlino
Pepsico (che produce brand globali come Pepsi e Lays) continua come niente fosse a lavorare in russia nonostante l'attribuzione del titolo di sponsor della guerra.
GoDaddy, uno dei più grandi registrar di domini internet del mondo dal 2024 chiuderà tutti i suoi servizi per gli utenti in russia.