Sanremo 2024: pacifismo, anti occidentalismo e Jorit. Abbiamo tutto il peggio.
Che il Festival di Sanremo sia l’evento mediatico di intrattenimento più importante d’Italia è ormai un fatto appurato da almeno 50 anni. Che sullo stesso palco ogni anno vengano dette bestialità senza pari è altrettanto risaputo, ma l’edizione 2024 è stata figlia dei tempi che stiamo vivendo con un connubio perfetto tra populismo, disimpegno e stupidaggini varie. Spesso vogliamo che artisti e sportivi si espongano maggiormente su importanti tematiche geopolitiche come la guerra criminale russa in Ucraina. Ecco, forse è meglio di no, in fondo sono solo artisti.
Sanremo 2024: trattori sì, ma Zelensky no
Nell’edizione 2023 ricordiamo che non ci si è fatti molti problemi a bloccare l’intervento di Zelensky a Sanremo
Quest’anno siamo partiti col botto, con la ventilata possibilità da parte del conduttore del festival Amadeus addirittura di far salire sul palco i rappresentati del movimento dei trattori che sta cercando di paralizzare l’Europa. Il fatto che non siano poi stati invitati a parlare è solamente perchè questo movimento, almeno in Italia, è la solita sgangherata combriccola formata da ex forconi, ex no vax, ex no mask ed ex non pago le bollette mescolati a qualche agricoltore, non perchè qualcuno ha pensato che forse il facile populismo non dovrebbe avere accesso a palcoscenici così importanti. Infatti Amadeus, vista l’impossibilità di avere qualcuno di questi signori accanto a lui si è comunque prodigato nel leggere un loro comunicato in diretta.
Nell’edizione 2023 ricordiamo che non ci si è fatti molti problemi a bloccare l’intervento di Zelensky a Sanremo e a ridurlo alla lettura da parte di Amadeus di un messaggio del presidente ucraino passato sotto la lente d’ingrandimento dai dirigenti RAI (vorrai mai che il presidente di un paese in guerra dica che la guerra c’è davvero e che in qualche modo ci siamo dentro anche noi). Il tutto durato 2 minuti, meno che la letterina dell’influencer Chiara Ferragni e al pari del comunicato dei trattoristi italiani. Ora, mettere sullo stesso piano Zelensky, Chiara Ferragni e i trattoristi è forse un fenomeno tutto italiano. Una delle nostre eccellenze che è meglio non esportare oltre confine.
A Sanremo lezioni di pacifismo for dummies
Eros Ramazzotti hai intenerito tutti come fanno di solito i bambini alle recite delle scuole elementari al grido di “basta sangue, basta guerre, pace”. Ok ma non devi venire a Sanremo per dirlo, vai a mosca, vai a Teheran, vai a Gaza nel bunker dei leader di Hamas. Noi lo sappiamo già.
Non sono mancati i messaggi di pace da parte degli artisti in gara. Perchè la pace la vogliono solo loro, noi no, gli ucraini tanto meno. A onor del vero questi messaggi di pace hanno preso di mira soprattutto la questione Israelopalestinese, ma chiunque abbia la capacità di fare di conto e leggere fluentemente non avrebbe difficoltà a unire i puntini che collegano Israele, Hamas, putin e Ucraina (e tanti altri, ma non stiamo qui a fare tutto l’elenco) e includere anche la guerra russo-ucraina in questi appelli.
Eros Ramazzotti hai intenerito tutti come fanno di solito i bambini alle recite delle scuole elementari al grido di “basta sangue, basta guerre, pace“. Ok ma non devi venire a Sanremo per dirlo, vai a mosca, vai a Teheran, vai a Gaza nel bunker dei leader di Hamas. Noi lo sappiamo già.
Il cantante Dargen D’Amico invece ci ha deliziato con un bel “Cessate il fuoco i bambini stanno soffrendo” (ho sintetizzato la sintesi, perdonatemi, ma vi giuro il senso è quello). E’ vero, aggiungerei: Hamas, putin, cessate il fuoco e ritirate le vostre truppe, i bambini stanno soffrendo per colpa vostra. Non sarà questo un pensiero tanto articolato ma è sicuramente più preciso. Cominciamo dalle basi, identifichiamo l’aggressore e l’aggredito, poi iniziamo a ragionarci su. In ogni caso non era questo che voleva dire Dargen D’Amico. Eh vabbè.
Menzione d’onore per la cantante Fiorella Mannoia, passata alle cronache nel 2023 per aver partecipato al “Concerto per la pace“, dove ha condiviso lo stesso palco con i filorussi Michele Santoro e Marco Travaglio. Non poteva quindi mancare nel 2024 sul palcoscenico di Sanremo, che a quanto pare non sembra molto diverso. All’epoca dichiarò che se una persona parla di pace allora viene etichettata di essere filo-putin. In effetti ha ragione, perchè parlare di pace disarmando l’Ucraina è proprio quello che vuole putin. Quindi ci ha visto giusto.
Anche Ghali è stato accusato di aver portato una canzone anti-israeliana, ma, come dice lui invece è venuto a Sanremo per “portare un messaggio di pace”. Poi in ultimo grida “Stop genocidio”. Chissà verso chi era riferito. Già. Perdonatemi se non sviluppiamo l’affaire Ghali, ma non ne posso veramente più.
Il top la comica-statista Teresa Mannino e la sua invettiva anti-USA
Dire che l’Italia sia una colonia USA è oggettivamente una colossale stupidata che, immaginiamo involontariamente, suona molto simile a quello che disse il criminale internazionale putin sull’Ucraina, ovvero che era diventata una colonia USA.
Durante una conferenza stampa, così di botto e senza senso (anche se nella sua testa un senso sicuramente ce l’avrà avuto), la comica Teresa Mannino si erge a statista di fama internazionale e afferma che l’Italia, in fondo, è solo una colonia degli USA, che noi siamo sudditi e dobbiamo solo stare zitti e fare quello che ci dicono da oltreoceano.
Probabilmente Teresa Mannino non ha ben presente cosa vuol dire essere una colonia, cosa vuol dire essere sudditi e cosa vuol dire essere schiavi. Potrebbe informarsi magari sulla storia dell’oppressione sovietica e studiare le repressioni, i genocidi e la soppressione delle libertà nei paesi che furono nell’orbita dell’imperialismo di mosca.
Dire che l’Italia sia una colonia USA è oggettivamente una colossale stupidata che, immaginiamo involontariamente, suona molto simile a quello che disse il criminale internazionale putin sull’Ucraina, ovvero che era diventata una colonia USA.
Inoltre il suo goffo tentativo di dire qualcosa di politicamente impegnato ha ricordato la reazione scomposta di Tomaso Montanari (rettore dell’Università per stranieri di Pisa e noto per le sue posizioni sulla necessità di disarmare Kyiv) alla semplice domanda di Paolo Mieli che ha smontato tutte le sue raccapriccianti tesi pacifiste. Peccato che dall’altra parte non ci fosse Paolo Mieli. Anzi non c’era proprio nessuno.
Extra-Festival: tutti a baciare le mani di Jorit
Almeno non è stato invitato a salire sul palco, ma in questi giorni l’artista Jorit ha realizzato un murale di Raffaella Carrà su un muro della città ligure, quello di Casa Kiss-Kiss. Nulla da eccepire, se Jorit non fosse tristemente noto per aver realizzato un murale pro-russia nella città martire ucraina di Mariupol distrutta dai russi stessi e trasformata in un cimitero. Un omaggio ai terroristi del cremlino da parte di Jorit che qui in Italia non viene mai menzionato e anzi, proprio il conduttore di Sanremo Amadeus è andato a portare i propri saluti e ringraziamenti per l’opera. Oltraggioso e disgustoso.
E dal micromondo di Sanremo 2024 direi che è sufficiente così. Linea al mondo reale.
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