Google blocca la monetizzazione degli utenti in russia con un ritardo indecente e per il motivo sbagliato
E’ notizia di queste ore che Google ha stoppato la monetizzazione attraverso i suoi programmi di affiliazione, come Adsense, agli utenti russia-based. Grande Google! Grande? Grande un cavolo, la guerra è iniziata il 24 Febbraio 2022, oggi siamo al 12 Agosto 2024 e fino ad oggi Google ha riversato sugli influencer russi vagonate di dollari.
Stop alla monetizzazione Google Adsense per i creator russi, ma non a causa della guerra
Se pensavate che Google avesse fatto la mossa di bloccare la monetizzazione via Adsense ai creator russi per una questione morale, per via della tragica guerra che la russia ha portato in Ucraina da ormai dieci anni allora siete fuori strada.
Il blocco di Adsense per gli utenti russia-based (attenzione non vale per tutti i russi, ma solo quelli registrati a casa di putin) non è ancora stato giustificato da Google, ma arriva con un tempismo quantomeno sospetto all’indomani del blocco di YouTube da parte della federazione russa. In questi giorni infatti la piattaforma video YouTube in russia ha subito notevoli rallentamenti, rendendola praticamente inaccessibile agli utenti collegati dalla russia.
Quindi nessun atto di onore da parte dei vertici di Mountain View, è semplicemente una ripicca.
Specifichiamo quindi che un utente russo può tranquillamente essere un content creator remunerato dai programmi di monetizzazione Google qualora risiedesse in un qualsiasi altro paese del globo terracqueo.
I passati provvedimenti di Google per la guerra russa
A onor del vero qualche limitazione alla russia Google l’ha imposta dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala del 24 Febbraio 2022. Troppo poco però a mio onesto parere. Pecunia non olet si dice a Mountain View.
In precedenza Google aveva bloccato la monetizzazione dei contenuti sugli account dei media di stato russo, blocco facilmente violato poi con la creazione di innumerevoli account civetta non ufficiali che promulgavano comunque i contenuti disinformativi del cremlino. Allo stesso modo ha introdotto sempre nel 2022 uno stop alla monetizzazione dei contenuti che tendevano a giustificare l’aggressione russa, ma non a bloccarne i contenuti, tanto che YouTube è diventato in fretta una fogna di contenuti propagandistici, come quelli di Nicolai Lilin. Certo non siamo ai livelli di Twitter/X, ma poco ci manca.
Dopo l’introduzione delle sanzioni che mettevano al bando i contenuti di alcuni media di stato russi, come Russia Today, siamo dovuti infine intervenire noi per richiedere a Unione Europea, Ministero degli Esteri italiano e AGCOM di chiedere il blocco dell’osceno documentario sul Donbass prodotto da Russia Today che circolava impunito su YouTube da chissà quanto tempo. La strada da fare è ancora lunga per ripulire YouTube da tutta la feccia disinformativa russa, ma se vediamo solo oggi che agli utenti con sede in russia è stata bloccata la monetizzazione dei propri contenuti e non a causa della guerra capiamo che la battaglia sarà ancora lunga e difficile.
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