Strage russa a Poltava, è il momento di pretendere la rimozione di ogni restrizione sulle armi
Il 3 Settembre 2024 il diritto internazionale di cui parlava capitan Crosetto all’indomani dell’inizio dell’offensiva ucraina nel Kursk è morto due volte: la prima quando un paese membro della Corte Penale Internazionale ha stracciato la Carta di Roma rifiutandosi di adempiere al mandato di arresto che grava sulla testa di putin e ricevendolo con tutti gli onori che di solito si riservano a re e regine. La seconda quando a Poltava alle ore 9.10 del mattino due missili balistici russi hanno distrutto un Istituto delle Telecomunicazioni e un vicino ospedale. Nel momento in cui vi scrivo le cifre ufficiali parlano di 51 morti e centinaia di feriti, ma il conto finale sappiamo già che sarà molto più salato. A questo punto che la CPI sia ormai assimilabile in quanto ad inutilità all’ONU ci interessa relativamente. I colpevoli di questa strage non meritano un giusto processo, non meritano l’onore di un tribunale. Quello che meritano lo sapete anche voi.
Se le vittime di Poltava potessero parlare
Se le vittime della strage di Poltava potessero ancora parlare probabilmente chiederebbero perchè tutto questo è successo a loro. Chiederebbero qual è stata la loro colpa se non quella di essere ucraini. Chiederebbero perchè il mondo intero sta giocando con loro, con le loro vite, con i loro sogni ormai infranti, con quei momenti di felicità che stavano conservando per il giorno della vittoria e che non vedranno mai più la luce del sole.
E probabilmente avrebbero anche paura, paura di essere dimenticati come il mondo ha dimenticato le vittime dei bombardamenti russi passati, come quelli sui centri commerciali, quelli sulle abitazioni civili, sugli ospedali da Kyiv a Kramatorsk a Mariupol fino a Rivne o a Lviv. Il mondo dopo ogni attacco aereo, dopo ogni strage di innocenti in tutta Ucraina ha tirato una riga a fine giornata e si è svegliato il giorno dopo pronto a ricominciare come niente fosse, a pianificare viaggi, vacanze e cene al ristorante. Mentre gli ucraini, quelli ancora in piedi sono sempre vicino a loro, alla vittime di questa guerra, e lo saranno per sempre, sia che si trovino a Kyiv, a Milano, a Roma, a Parigi, a Berlino. E noi saremo con gli ucraini, fino al giorno della vittoria.
E adesso via le restrizioni su tutte le armi occidentali, tanto siamo già in guerra
La strage di Poltava è arrivata dopo giorni di intensi attacchi russi in Ucraina. Dopo giorni di paura e di morte da Est a Ovest del paese. E proprio nel bel mezzo delle polemiche per il continuo rifiuto dei partner di Kyiv sull’utilizzo delle armi occidentali in russia per colpire obbiettivi militari e per scongiurare proprio eventi tragici come questo. Vorrei chiedere ai rappresentanti delle istituzioni occidentali che hanno legato le mani all’esercito ucraino secondo loro da dove provenivano quei missili balistici lanciati dai terroristi russi su Poltava. Da Kyiv? Da Lviv?
E’ una vergogna senza precedenti, ne abbiamo già parlato e non mi dilungherò su questo aspetto e sulle responsabilità di tutti.
Voglio solo sperare che l’attacco russo su Poltava segni una svolta, che sia l’ennesima sveglia a questa tribù di addormentati che scaldano le sedie a Washington, a Bruxelles, a Berlino e a Roma. Bisogna creare una coalizione di leader che tolga immediatamente le restrizioni all’utilizzo di armi occidentali in territorio russo. Non bisogna aver coraggio per questo, il coraggio hanno già dimostrato che non è di casa lì. Bisogna solo essere persone normali, esseri umani pensanti. Bisogna, appunto, essere dei leader capaci di non tacere più di fronte a queste stragi.
Il presidente lettone Edgars Rinkevics ha già chiesto l’eliminazione di ogni restrizione per l’esercito di Kyiv nell’uso delle armi occidentali. E’ il primo, ma non deve essere l’ultimo. Alle sue parole “questo non riguarda nessuna escalation, questo riguarda la sopravvivenza di persone innocenti” spero si accodino anche quelle di altri presidenti e primi ministri. E’ il momento per chi ha un cuore e una coscienza di alzare la voce e di sovrastare i belati dei soliti pecoroni filorussi. Ormai ci stiamo avviando verso il terzo anno di invasione su vasta scala e feroci bombardamenti russi in Ucraina. La seconda guerra mondiale durò, mese più mese meno, 5 anni che sono sembrati un’eternità. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo perchè gli ucraini stanno già vivendo la terza guerra mondiale ogni giorno da oltre 900 giorni e tutta concentrata all’interno delle loro case. Non possono continuare all’infinito, non dobbiamo più chiedere, ora dobbiamo pretendere. Pretendere che la russia sia sconfitta e umiliata, pretendere che i nostri governi facciano il possibile affinchè questo accada.
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