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L’FBI scopre la propaganda russa e quello che ci interessa di questa storia

Si fa un gran parlare in questi giorni del dossier pubblicato di 277 pagine che l’FBI ha depositato in tribunale sull’operazione Doppelganger e che ha permesso l’incriminazione di due prestanome del cremlino e la chiusura di oltre 30 siti web fake che diffondevano propaganda russa. Tutto molto bello, tutto molto giusto. Sono però anche cose che a grandi linee sapevamo già e che non ci turbano particolarmente, ma qualche spunto interessante sull’analisi di come opera la propaganda c’è e vale la pena parlarne, ovvero del funzionamento della fabbrica delle fake news russe.

Chiudere qualche sito non serve a niente

Cominciamo con le note negative. Tutto questo scalpore per la chiusura di una manciata di siti web fake, lo trovo fuoriluogo e fuorviante. Non ci voleva un’indagine dell’FBI per sapere che i russi hanno creato una galassia di siti copia di testate giornalistiche registrate cambiandone semplicemente l’estensione di dominio (come washingtonpost.com diventato washingtonpost[.]pm, wow) e riempiendoli di articoli fuffa per convogliare consensi verso le operazioni del cremlino. Basta farsi un giro su qualche canale Telegram o stare dieci minuti su X per trovare tutti gli esempi che volete. E non sarà certo la loro chiusura a sferrare un duro colpo alla propaganda russa. Ne avranno già creati 60 di nuovi siti fake per rimpiazzare quei 30.
Sarebbe invece interessante sarebbe risalire a chi condivide i concetti espressi dalla propaganda russa sui media, ma questo l’FBI non ce lo dice…eppure molti non si nascondono nemmeno! E una volta trovati indagare su di loro e su tutti i loro contatti. Quella sì che sarebbe una vera goduria.
Inoltre guardando la stampa italiana a volte mi chiedo del perchè darsi pena per costruire tutta questa infrastruttura per le fake news, bastano già i quotidiani nazionali. Fanno tutto da soli.

Un articolo fake su sito fake copia del Washington Post (dal documento FBI)

Ma passiamo alle cose interessanti.

La propaganda russa fatta scienza

Quello che di davvero interessante si può trovare nel dossier dell’FBI sono gli esempi su come l’intera macchina della propaganda sia stata scientificamente assemblata, senza lasciare nulla al caso. Ci sono team tecnici, team di sociologi, team di analisti social, team di specialisti per ogni regione d’Europa (e ovviamente USA). Ci sono team dedicati appositamente a deviare l’opinione pubblica in Ucraina. Nulla è lasciato al caso. Fa un po’ impressione non tanto perchè questa metodologia venga applicata per scopi così oscuri e destabilizzanti, ormai siamo anestetizzati su queste cose. Lascia a bocca aperta sapere che noi, dall’Unione Europea agli USA non riusciamo minimamente ad avvicinarci a tutto questo. Certo, i russi investono in propaganda miliardi di dollari all’anno mentre noi li dedichiamo a strade, welfare, scuole ed ospedali, ma un po’ alla fine te lo chiedi del perchè loro sì e noi no.

Entrando un po’ nel vivo nel modus operandi dell’operazione di propaganda russa Doppelganger l’FBI fornisce esempi pratici su come il tutto venga gestito meticolosamente dai vertici della struttura verso gli agenti che dovranno gestire le varie piattaforme. 

La guerra dei commenti sui social Facebook e X

Sui social viene indicato cosa commentare, come commentare, quando dirlo e quante volte farlo. Tutto è predefinito, preconfezionato, viene standardizzata addirittura la lunghezza dei commenti, mai oltre 200 caratteri, per evitare che chi legge si annoi. Va solo fatto copia/incolla sui gli utenti bot ed il gioco è fatto.
I concetti da esprimere sono sempre gli stessi di cui ormai ne abbiamo fin sopra i capelli: “perchè dovremmo aiutare l’Ucraina?”, “gli USA e l’Europa non sono più i leader del mondo”, “i paesi BRICS stanno emergendo come protagonisti”, “la Cina ha soppiantato gli USA come leader mondiale”. E’ comunque importante che questi commenti non siano decontestualizzati, ma seguano i trend topic del momento per avere una maggior possibilità di penetrazione.
Vi ricordano qualcosa o qualcuno questi concetti? Eh sì, sono proprio loro…i nostri amici propagandisti! Beh da qualche parte queste cose dovranno pur averle lette.

Telegram

Non viene lasciata nessuna libertà di manovra nemmeno per quanto riguarda i canali Telegram. Se vi siete imbattuti in qualche canale Telegram di propaganda russa, anche in italiano, vi sarete stupiti di quante fake news vengano postate ogni giorno, ecco il perchè:
la frequenza di aggiornamento deve essere giornaliera, con fino a 40 brevi notizie pubblicate al giorno. Le notizie devono essere prese dai vari canali di influenza del cremlino e hanno tre sezioni ben definite: Ucraina, Ovest, Russia.

Monitoraggio dei media

Tutti i media, ucraini e occidentali, sono costantemente monitorati e a scadenze regolari viene redatta una precisa reportistica che riporta frasi o interi articoli usciti sulla stampa internazionale favorevoli alla russia. Quella frase, o quell’articolo, diventerà la base per una nuova guerra dei commenti. Se ad esempio in un articolo pro-Ucraina un giornalista si lascerà sfuggire che i cittadini occidentali cominciano a stancarsi della guerra, quella singola frase sarà riportata in maniera martellante in centinaia di commenti “anche il giornalista xyz dice che…”. Per il mercato ucraino invece si parlerà di un qualche articolo sulla stanchezza dell’esercito o sui litigi interni al governo. Veri o inventati che siano.

 

Meme, video, conflitti interni e conclusioni

Ovviamente quello di cui abbiamo parlato è solo una piccola porzione dell’universo della propaganda russa, una vera e propria macchina da guerra che macina consensi e distrugge la nostra percezione della realtà. Il documento dell’FBI parla di molto altro. Ci sono istruzioni precise per quanto riguarda la creazione dei meme e su come condividerli, o dei video brevi (mai oltre i 30 secondi), contenuti di facile fruizione e dal potenziale virale illimitato. E’ tutto codificato, è tutto inquietante.

Ma non dobbiamo sottovalutare la potenzialità distruttiva dell’operazione Doppelganger solo perchè raccontata così sembra che si tratti semplicemente di intasare il web con un sacco di porcherie. I sociologi del progetto forniscono indicazioni e materiali per destabilizzare ogni paese democratico qualora i suoi leader non siano marcatamente filorussi. Gli argomenti di politica interna, molto sensibili per la maggior parte dell’elettorato, vengono manipolati e l’opinione pubblica indirizzata verso derive populiste e antigovernative. Si sfrutta la sicurezza, l’immigrazione, l’economica per disgregare la maggioranza di governo. E per ogni paese viene profilata una strategia ben precisa, con argomenti ad hoc. Il concetto di problema di sicurezza può essere ben differente dall’Italia alla Germania alla Francia. Così come i problemi economici. Per ognuno di questi paesi ci saranno strategie comunicative differenti, ma con un unico scopo: mandare a casa Macron, mandare a casa Scholz, mandare a casa Draghi. Ah ops, mi dite che Draghi è già stato mandato a casa?

In conclusione, non c’è niente che stupisca particolarmente in questo tomo di indagini dell’FBI. Sono tutti concetti che in un modo o nell’altro abbiamo già espresso su queste pagine parlando di propaganda, sono problemi contro i quali conviviamo da anni e che combattiamo quotidianamente. E’ stato comunque importante metterlo nero su bianco.
Quello che manca davvero in questa indagine è la cosa più importante: i nomi. I nomi di coloro che a livello politico e mediatico stanno assecondando questo sistema. I nomi di coloro che stanno consegnando l’occidente alla russia, i nomi di coloro che stanno uccidendo l’Ucraina. I colpevoli.
Spero che all’FBI abbiano da qualche parte un altro documento con altre 277 pagine con tutti i nomi e i cognomi di chi si è venduto al cremlino per quattro rubli. Forse 277 pagine non basterebbero neppure per la sola Italia.

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