La risposta di putin a Trump e Scholz e noi come i guardoni di Auschwitz
Nella mattina di Domenica 17 Novembre 2024 putin ha risposto in via ufficiale alle richieste di negoziati avanzate dalle suorine penitenti e pacifiste che in queste settimane sono corse a baciargli la mano: da Guterres (ONU) ad uno Scholz al capolinea fino al duo di ammiratori del criminale internazionale, Trump e Musk.
Alle richieste di negoziare con Zelensky e di ritirare le truppe congelando la guerra (tutte ipotesi comunque svantaggiose per Kyiv) il cremlino ha risposto con 120 missili e 90 droni. Ha risposto come al solito con la morte e con la distruzione.
Fallimenti evitabili
Se per Trump questo può essere considerato il primo di una lunga serie di fallimenti politici nei rapporti con mosca, per Scholz è probabilmente la pietra tombale della sua carriera da primo ministro tedesco. Con le elezioni alle porte sono pesanti le sue colpe per aver sempre negato l’invio all’Ucraina di missili Taurus che con la loro gittata avrebbero potuto colpire le retrovie russe. Detto questo, la telefonata supplichevole del leader tedesco a putin avvenuta negli ultimi giorni ha più il sapore di resa che di un vero e proprio tentativo di pacificazione. Tentativo peraltro che rasenta la disperazione visto con chi aveva a che fare.
Eppoi perchè putin dovrebbe fermarsi? A Washington si prospetta la formazione di una amministrazione di suoi ammiratori (a partire dal presidente eletto), Berlino è nel vortice dell’incertezza delle elezioni, Parigi ha un parlamento che si regge sull’astensione di Le Pen ed in Italia come vicepremier ci sono Salvini e Tajani.
Un collega di lavoro saggio incontrato tanti anni fa mi disse: se per fare un’operazione ci impieghi più di tre clic, allora vuol dire che devi cambiare e migliorare qualcosa. Scholz, a quanto pare, ha avuto colleghi peggiori se dopo tre anni invece che cambiare e migliorare la situazione ha trovato come unica via d’uscita il ritorno alle telefonate lacrimevoli con putin, esattamente come quelle umilianti intercorse nelle ore antecedenti il 24 Febbraio 2022. Peggio, ha dimostrato che l’Europa è disunita, senza idee e spaventata dalla rielezione di Trump. Ha fatto sentire l’odore del sangue allo squalo, tant’è che l’attacco missilistico dei 17 Novembre si è spinto fino al confine Ovest ucraino, costringendo ad alzare in volo le difese aeree della Polonia. Ben fatto herr Scholz. Grazie e arrivederci.
Questo è un messaggio dei russi per tutto il mondo, un messaggio come al solito recapitato sulle teste dei civili ucraini: non ci fermeremo e, di sicuro, non ci fermeranno le vostre suppliche da chierichetti di oratorio di paese.
Forza e non parole
A quanto pare lo spiegone della situazione ucraina andrebbe fatto non solo agli anziani che incontriamo al bar, ma anche a buona parte dei leader occidentali che non hanno ancora abbandonato la malsana idea di portare putin al tavolo dei negoziati.
La russia con questo attacco all’Ucraina ha confermato la sua volontà di non accedere ad alcun negoziato, che punta ancora alla conquista totale dell’intera Ucraina e che la stessa Ucraina ha estremo bisogno di noi e del nostro aiuto. Ha bisogno di armi, ha bisogno dei nostri eserciti. Putin, con buona pace di Trump e del suo delfino Elon Musk, non accetterà nessuna trattativa (se non la resa incondizionata di Kyiv) finchè ci sarà anche un solo uomo in russia o in Nord Corea da mandare al macello. E quando termineranno quelli sarà il turno di altri suoi alleati a fornire manodopera che finirà nei sacchi neri dell’indifferenziata.
Il nuovo genocidio e noi abitanti di Auschwitz
Tra pochi giorni si commemorerà l’Holodomor, il genocidio staliniano dei contadini ucraini del 1932-1933. Genocidio ci sembra una parola così pesante e così lontana, una parola in bianco e nero, invece oggi è questa la realtà che sta vivendo il popolo ucraino: un genocidio che si consuma giorno dopo giorno nei suoi cieli e nelle sue città. Le vittime dell’attacco del 17 Novembre sono vittime del genocidio programmato e messo in atto da putin e dalla sua amministrazione, con la complicità di tutti i russi, in patria o all’estero.
E’ un genocidio documentato, di cui disponiamo di materiale mediatico in tempo reale. Non abbiamo scuse, i cittadini d’Europa oggi sono come gli abitanti di Auschwitz o Dachau che continuavano la loro vita mentre a pochi metri dalle loro case venivano sterminati milioni di persone. Noi come Europa stiamo facendo lo stesso, il mondo globalizzato ha ridotto le distanze e fatte le debite proporzioni ormai noi siamo quella roba lì: dei guardoni che vivono al confine con un lager e che non fanno niente, perchè per ora non tocca a loro.
L’attacco russo all’Ucraina del 17 Novembre è la risposta definitiva alla nostra Europa e agli USA: putin non si fermerà finchè l’Ucraina non avrà firmato una resa incondizionata. E poi passerà a noi.
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