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zelensky apre ai negoziati

Apertura ai negoziati. E’ doloroso, ma io, in fondo, Zelensky lo capisco

Nell’intervista a Sky di Venerdì 29 Novembre Zelensky ha per la prima volta aperto ai negoziati con la russia e ad un cessate il fuoco che congeli i confini così come sono (per ora), con i territori occupati nelle mani di putin. Parole dolorose che, non lo nego, mi hanno fatto male. Male non tanto per il loro contenuto quanto per l’immaginare come doveva sentirsi chi le stava pronunciando. Le parole di Zelensky mi hanno fatto male perchè tuonano come una condanna definitiva verso la mia Europa, sempre incapace di tutto e sempre capace di niente. Il destinatario del messaggio era uno solo, gli USA di Trump e del generale in pensione Kellogg, che sarà il nuovo inviato per la guerra russo-ucraina, unici interlocutori rimasti dopo le figure da buffoni di tutti gli stati membri dell’Unione Europea.
Però, nonostante il dolore, io Zelensky lo capisco. E ha fatto bene a dire quello che ha detto.

Cosa significa negoziare ora

Nell’intervista rilasciata a Sky Zelensky afferma di essere ora disposto ad un cessate il fuoco che congeli gli attuali confini per mettere fine alla “guerra calda” per poi agire tramite diplomazia per vedere quello che si riuscirà a recuperare e cosa no. Condizione necessaria a questo cessate il fuoco sarà però l’adesione dell’Ucraina alla NATO, in modo tale che almeno le regioni sotto l’attuale controllo di Kyiv possano essere definitivamente inviolabili. Semplificando di molto, questo sposa l’idea di prossimo step nella guerra che il generale Kellogg descriveva nel suo report su America First pubblicato ad Aprile, ma con un rilancio importante. Per Kellogg l’ingresso nella NATO dell’Ucraina non era minimamente pensabile, nè prima del 24 Febbraio 2022, nè tantomeno ora. Capiremo più avanti cosa succederà. Ma al di là di ogni previsione, scavando nemmeno troppo a fondo nelle parole di Zelensky emergono concetti importanti che vale la pena commentare.

Il primo, come anticipato, è che Zelensky ha chiaramente fissato come unico interlocutore utile gli USA. L’Europa, dopo tre anni di vuoto cosmico è considerata ormai una perdita di tempo. E il tempo in Ucraina oggi ha un costo elevatissimo.
Per noi europei provo pena e vergogna. Per gli italiani qualcosa di peggio che forse non ha ancora un nome. Mi vergogno dell’Italia che dopo oltre mille giorni di massacrante guerra totale (per l’Ucraina mica per noi) è riuscita a schierarsi ancora contro l’utilizzo di armi occidentali in territorio russo al parlamento europeo. Mi vergogno dell’apatia, del disinteresse e degli ammiccamenti sempre più frequenti verso i russi, buoni e non, mi vergogno della nostra mancanza di empatia verso un popolo, quello ucraino, che negli ultimi tre anni è stato un esempio di coraggio e di resistenza alla sofferenza più indicibile. Se putin aveva in mente di prendere Kyiv in tre giorni, noi al secondo ci eravamo già stancati di sopportare il dolore degli altri. Dopo tre anni figuriamoci che idea deve essersi fatto Zelensky di noi, meglio non insistere, siamo un caso perso.

Il secondo punto è molto più doloroso e mi ha fatto molto più male. L’idea di riprendersi da putin attraverso la diplomazia, un giorno, più in là, le regioni ucraine occupate dai russi è più una dichiarazione di facciata che un vero proposito di intenti. Sappiamo bene che non sarà così. Abbandonare milioni di persone al loro destino, schiacciate dagli invasori e sottomesse al loro regime criminale è il nostro fallimento più grande per il quale, prima o poi, pagheremo il conto. Aver avuto la faccia tosta di chiedere a Zelensky di riconquistare quei territori fornendo al suo esercito meno di un decimo di quello che invece gli era stato promesso, lamentandoci pure del fallimento della controffensiva del 2023, è la fotografia delle nostre disgrazie. Abbiamo mandato a morire migliaia di ragazzi e di uomini senza adeguata copertura, quelle vittime innocenti saranno per sempre sulla nostra coscienza, o almeno sulla coscienza di chi ne possiede una.

Ma c’è ancora un’altra cosa da dire. Forse la conseguenza più grave.

Negoziando la russia non pagherà le sue colpe

Spingere Zelensky a negoziare significa cancellare con un colpo di spugna tutte le responsabilità della russia. Da un ipotetico tavolo di negoziato dubito fortemente che si uscirà con un accordo in cui putin si assumerà tutta la colpa e le responsabilità delle morti e delle devastazioni, anzi, si andrà a giustificare le sue azioni. E quindi chi ha invaso chi? Chi ha avviato questo nuovo genocidio? Chi ha ucciso, violentato, torturato migliaia di civili indifesi? Chi ha scavato le fosse comuni di Bucha? Chi ha causato un terribile ecocidio? Boh. E chi pagherà per la ricostruzione di una nazione devastata in tutte le sue infrastrutture e servizi? Come al solito nessuno.
Spingendo l’Ucraina al tavolo con la russia nelle condizioni attuali si mette nuovamente sullo stesso piano aggressore e vittima, si sconfessano i nostri valori e si svende la libertà di uno Stato sovrano per il nostro benessere, perchè “signora mia che mal di testa a sentire sempre parlare di guerra alla TV”.

Io Zelensky l'ho capito

Ma io, lo ripeto, non ce l’ho con Zelensky, anzi, io l’ho capito. Ho capito il suo intento di smuovere le acque stagnanti della politica occidentale dove tutto rimane immutabile per decenni. L’Ucraina non può permettersi di ragionare in termini di “decenni”. L’Ucraina ragiona in giorni, ore e minuti. E lui ha compreso che quando arriva la stagnazione, per non morire bisogna muoversi, cambiare i paradigmi e tentare nuove strade, per quanto difficili e pericolose.
Zelensky è ancora quello che il 24 Febbraio 2022 disse a Biden che lo voleva esfiltrare da Kyiv per metterlo in salvo che “non ho bisogno di un passaggio, ma di armi”. Zelensky ha avuto il coraggio di cambiare, di abbandonare i cavalli perdenti dell’Europa e di giocarsi il tutto per tutto con Trump. E’ il suo “all in” al tavolo del mondo dei leader veri che noi con la nostra mano di due di picche e sette di fiori non possiamo proprio vedere.

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