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Ukraine for dummies, la nostra propaganda ucraina è ferma al 2022

Avete presente quella collana di libri “for dummies” che andava tanto di moda qualche anno fa? Quei libri che ti insegnavano qualunque cosa in poche pagine, dall’informatica al giardinaggio, dalle neuroscienze al cattolicesimo, esponendo solo i concetti elementari di ogni disciplina. Una metodologia di insegnamento che sarebbe dovuta servire ad invogliare poi il lettore ad approfondire e a specializzarsi in quel campo utilizzando altri strumenti più avanzati. Di solito, invece, ci si fermava in realtà a quella lieve infarinatura. Ecco, il dibattito sull’Ucraina si è fermato lì, ai primi concetti basilari appresi nel 2022 e non siamo stati capaci di avanzare alcun miglioramento. Ora, a quasi tre anni dall’inizio dell’invasione su vasta scala, questo è un problema che sta sterilizzando gli effetti della nostra propaganda. E chi ci ascolta più?

Il pericolo di diventare delle macchiette

Già in passato abbiamo evidenziato la necessità di un’evoluzione di pensiero per non rimanere intrappolati in “Slava Ukraini” e “Stop Putler”, ma da quel che vedo di strada non se ne è fatta poi molta anche se il dinamismo degli eventi sul campo è stato in realtà straordinario.
Il pericolo più grande è che così facendo stiamo rischiando di diventare delle macchiette che nessuno vorrà più ascoltare, incapaci di andare oltre agli slogan, incapaci di emergere e di sensibilizzare l’opinione pubblica dormiente.
Capisco benissimo che spesso le istituzioni non hanno nemmeno un’infarinatura “for dummies” sull’argomento e che un bello spiegone talvolta è necessario, ma in quanti dopo oltre mille giorni di guerra totale sono davvero ancora disposti ad ascoltare le nostre litanie ripetute come un disco rotto? 
Non sto dicendo che dobbiamo smetterla di parlare di propaganda, non sto dicendo che dobbiamo finirla di schifarci per gli eventi di propaganda filorussa e non sto dicendo che dobbiamo abbandonare l’idea di ricordare di tanto in tanto chi è l’aggressore e chi è l’aggredito, ma santo cielo cerchiamo di evolvere il nostro messaggio.

La propaganda ucraina così facendo rischia di morire di inedia. E questo è un male del quale siamo noi stessi i primi colpevoli.

I diversi ambiti delle propagande

Senza un’evoluzione delle nostre parole, la nostra propaganda rischia di diventare inutile. Troppo generica, troppo banale. Il nostro pubblico va stimolato e rafforzato con concetti sempre nuovi e sempre in movimento. La nostra propaganda non si deve rivolgere a qualche ubriacone no vax, quelli sono casi persi ormai, ma a quelle persone che vogliono capire e approfondire e che stiamo perdendo irrimediabilmente perchè non siamo stati in grado in questi anni di stimolarne la curiosità. Abbiamo perso pezzi invece che guadagnarli.
In questa stagnazione di pensiero chi ne esce vittoriosa è la propaganda filorussa che si basa per sua natura sulle sciocchezze di una decina di anni fa essendo rivolta ad un pubblico meno colto e più suggestibile a qualunque fandonia che vada contro la narrazione ufficiale. In quel caso cambiare il modo di raccontare le cose farebbe perdere adepti. Quindi per la propaganda russa può sempre andare bene “il colpo di stato del Maidan ucraino” o “i nazisti del battaglione Azov”. Nessuno a cui è rivolto quel messaggio indagherà, nessuno approfondirà, anzi una novità potrebbe essere per loro destabilizzante. Ma per noi no. I nostri messaggi sbiadiscono e la nostra voce perde tonalità se non ci diamo una svegliata. Noi abbiamo bisogno di molto di più.

Ma come cambiare?

Cambiare lo so è difficile, ma prima o poi da qualcosa dovremo pur partire. Cominciamo ascoltando gli ucraini, impariamo ad accendere il cervello e a recepire il loro messaggio. Nel momento in cui vi scrivo sono esattamente 1021 giorni dall’inizio della guerra totale in Ucraina, 1021 giorni in cui fingiamo di ascoltare la loro voce, 1021 giorni in cui non recepiamo le loro richieste, 1021 giorni in cui ripetiamo loro cosa fare, come fare e quando farlo senza capire che in questo caso chi ne sa di più sono proprio gli ucraini.
Raccontiamo le loro storie di resistenza, raccontiamo di come la loro società sia comunque in continuo movimento (nel bene e nel male) nonostante gli orrori della guerra. Raccontiamo gli eroi ucraini, raccontiamo come si vive e resiste nei territori occupati, raccontiamo di come loro, gli ucraini, vedono noi e non sempre il contrario. Capire gli altri per migliorare noi stessi.

Combattiamo la propaganda russa non con le solite banalità, ma con fatti concreti. Inondiamo le istituzioni di lettere e reclami per non avere più Netrebko alla Scala o documentari di Russia Today nelle nostre città, non limitiamoci a qualche post indignato su Facebook. Quelli purtroppo non servono a niente, non prendono nemmeno tanti like. Sindaci, assessori, politici sono lì perchè ce li abbiamo messi noi, il minimo che possono fare è che leggano qualche mail di protesta (e spesso funziona).

Impariamo a rivolgerci ad un pubblico consapevole e non sprovveduto, quello lo lasciamo ai propagandisti Z, approfondiamo gli argomenti, elaboriamo i nostri pensieri. Non ripetiamoci all’infinito, non sfiniamoci tra di noi a furia di interminabili spiegoni su cose che sappiamo ormai a memoria. Che il 24 Febbraio 2022 la russia ha invaso criminalmente l’Ucraina lo sappiamo già. Che putin è a capo di un sistema mafioso lo sappiamo già. Che questa sia invece la guerra di tutti i russi e non solo di “putler” forse lo sappiamo un po’ meno…e questo è sicuramente un buon punto di partenza. Forza! E sempre Slava Ukraini!

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