“Grazie per quello che fate” e altre cose che noi italiani non meritiamo
I pudici gossippari del web non aspettavano altro: una delegazione ucraina a Bruxelles che posa in foto insieme al putinano Vannacci. Scandalo. E giù insulti verso una intera (o quasi) diaspora ucraina in Italia che di colpo nei post del signor internet è passata dall’essere un esempio di resistenza e coraggio ad una massa di utili idioti. Non voglio entrare nello specifico della questione, mi interessa poco. Mi serve solo come aggancio per tutta quello che leggerete da qui in poi.
Italiani in cerca di ringraziamenti e l'idea, sbagliata, che abbiamo di voi
Questo controverso evento ha finalmente scatenato noi buoni italiani (spesso amici dei russi buoni…ma questo è un discorso che riprenderemo) che sì, è vero, cerchiamo di sostenere l’Ucraina e il suo popolo disinteressatamente…ma fino ad un certo punto, almeno fino a quando l’idea che abbiamo di voi ucraini rientra nei canoni illibati attraverso i quali vi abbiamo idealizzato. Siete tutti belli, coraggiosi, simpatici, uniti e rigorosi nel raggiungimento dei vostri obiettivi. Che stupidaggine. Come se non aveste dubbi, colori politici, idee divergenti e cattive amicizie. Come se foste degli angeli asessuati che bramano il nostro aiuto più di ogni altra cosa, come se foste dei bambini sperduti incapaci di riconoscere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Incapaci di camminare con le vostre gambe senza il nostro italico sostegno. Gli eroi senza macchia e senza paura. Ma non è così.
“Grazie per quello che fate” me lo sono sentito ripetere tante volte e, sarò sincero, è una cosa che mi imbarazza e dovrebbe imbarazzare molti degli italiani che in questi giorni hanno contribuito a seminare il dubbio nella diaspora ucraina. Noi non stiamo facendo niente. Caso mai saremmo noi a dovervi ringraziare per quello che avete fatto e che state facendo, al netto degli incidenti di percorso. Perchè questo con Vannacci è stato un brutto incidente di percorso, ma che evidenzia una volta in più l’umanità della vostra comunità, le diverse visioni, i diversi tentativi di fare qualcosa. Io non mi sarei fatto una foto con il più puro dei putiniani leghisti, ma da qui a cambiare idea su tutta la diaspora ucraina ce ne passa.
Io invidio quegli italiani che hanno preso al volo questa occasione per azzerare o quasi di colpo tutti i sacrifici fatti dagli ucraini in questi anni. Li invidio perchè forse non si rendono conto di tutte le sofferenze che le donne e gli uomini ucraini in Italia hanno patito e continuano a patire. E il non rendersi conto è la migliore condizione umana possibile in questi anni difficili, il rimedio contro l’insonnia.
Dietro ogni donna ucraina che vedete presente alle manifestazioni c’è una figlia, una madre, una sorella di qualcuno che sta combattendo al fronte, c’è una persona che ha perso un figlio, un padre, un fratello in qualche terribile combattimento. Nel migliore dei casi hanno una famiglia in un paese in guerra che non sanno se domani sarà ancora viva.
Anche quegli ucraini che “alle manifestazioni non si sono mai visti, vuol dire che non gliene frega niente, non come a noi italiani buoni” possono avere dietro tante storie diverse, di dolore, di lavoro e di sfruttamento. O semplicemente hanno idee diverse. Perchè noi non abbiamo idee diverse? Non conosco nessuno che la pensi come me…non credo che per gli altri italiani la cosa sia così diversa. E per gli ucraini invece non deve essere così?
Non sappiamo cosa significa
Ammettiamolo, noi italiani non sappiamo cosa significa la guerra. Teniamolo sempre a mente quando critichiamo quelle persone che ci vantiamo tanto di sostenere “fino a quando servirà”. Anche quando commettono errori. Noi non possiamo comprendere il loro bagaglio di sofferenza, non possiamo dire “lo capisco perchè anche io…“. Anche io cosa di preciso.
In questa particolare situazione è uscito il peggio di noi italiani. Di noi italiani amici dei russi, di noi italiani vittime di presenzialismo, di noi italiani che soffriamo di manie di protagonismo. Insomma di noi italiani punto e basta.
E’ arrivato il momento di fare un bagno di umiltà e di cominciare ad aiutare gli ucraini non facendogli la morale come i vecchi scoreggioni che siamo, ma iniziando ad aiutarli veramente in modo disinteressato, non per apparire, non per ricevere un ringraziamento e così lavarsi la coscienza.
Perdonateci per quello che facciamo
Vorrei dire agli ucraini che mi leggono: non avete così tanto bisogno di noi italiani, siete in grado di fare grandi cose anche senza i nostri inutili consigli, le nostre inutili morali e le nostre inutili indicazioni. Noi siamo il primo popolo che ha perso la rotta e che non sa dove sta andando, figuriamoci se possiamo darvi la direzione giusta. “Grazie per quello che fate” deve essere rivolto a voi e a voi soli. Siete voi che dovete trascinarci, siete voi che dovete mostrarci il percorso da seguire. Noi italiani, se davvero ci teniamo, vi seguiremo. Detto questo, davvero: grazie per quello che fate e, per l’ennesima volta, perdonateci per quello che facciamo.
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