Attacco hacker russo all’Italia, parliamone perchè è chiaro che “la russia è nostra nemica”
Nella mattinata di Sabato 28 Dicembre il collettivo hacker filorusso NoName ha colpito tra gli altri i siti degli aeroporti di Malpensa e Linate, oltre al sito ufficiale del Ministero degli Esteri. Parliamone seriamente perchè solo in questo modo riusciremo a far capire a più persone che “la russia non è nostra amica” e che “La russia non potreggerà i nostri figli” come recitano i nuovi manifesti del cremlino affissi in diverse città italiane e di cui, pare, a nessuno importi nulla. Non parlare dei pericolosi e quotidiani attacchi russi alla nostra democrazia, cyber o di propaganda che siano, porta proprio a questo, alla normalizzazione di una situazione in cui, nel paese che ha inventato il fascismo, possano essere affissi questi messaggi in stile ventennio senza che nessuno ne parli. Ma concentriamoci sulla nostra fragilità digitale, di quei manifesti abbiamo già parlato.
Gli attacchi hacker sono il preludio a qualcosa di più grande
Nel 2024 gli attacchi dei gruppi hacker legati al cremlino ai paesi NATO e quindi anche all’Italia sono aumentati considerevolmente e il rapporto 2024 dell’Osservatorio Attacchi Digitali in Italia (OAD) di AIPSI (Associazione Italiana Professionisti Sicurezza Informatica) parla chiaro in tal senso, citando esplicitamente che la maggior percentuale di pericoli arriva proprio da gruppi legati alla galassia hacker russa. Che poi vengano nascosti, che non se ne parli o che venga data la colpa ad un chiodo sui binari o ad un programmatore pasticcione in grado di decapitare i servizi web di mezzo mondo è tutto un altro discorso.
Da parte mia credo che dovremmo parlarne seriamente e fare presente ai dormiglioni italiani che anche il nostro paese è sotto attacco. Dovremmo far capire che questi sono ad oggi atti puramente dimostrativi per svelare la nostra vulnerabilità e che sono minacce alla nostra sovranità e alle nostre scelte di governo. La minaccia è chiara: sospendete il supporto all’Ucraina oppure domani i danni saranno ben più gravi. La tipica minaccia mafiosa da parte di uno stato terrorista.
Se, come prevedibile, il dibattito pubblico si fermerà solamente alla sua superficie, ovvero “ma sì il sito del Ministero degli Esteri è stato down per qualche ora, nessun dato è stato trafugato e nessun danno sensibile è stato fatto”, la daremo vinta nuovamente ai terroristi che potranno così alzare il tiro per nuovi attacchi. Non parlare di questi pericoli non è solo un crimine ideologico, ma significa non preparare i cittadini italiani ad uno scenario ben peggiore.
I rischi di attacchi hacker più potenti
Se domani un nuovo cyberattacco combinato dovesse attaccare l’Italia potremmo trovarci con servizi fondamentali come sanità e trasporti a terra.
Vi immaginate le conseguenze su cliniche e ospedali con i sistemi informativi in down? Qui si parla di vita e di morte.
Vi immaginate un paese con i trasporti aerei, marittimi e su rotaia a terra?
Vi immaginate i servizi bancari disconnessi dalla rete e i pagamenti digitali impediti ad ogni livello?
Bene, immaginate le tre cose insieme. Questo, unitamente alla manipolazione dell’informazione che è già in atto, è l’inizio di tutte le guerre moderne e ne stiamo avendo un calorico antipasto in questi mesi. Non prepararci nella difesa di questi pericoli è un atteggiamento stupido e criminoso.
L'apatia porta alla fragilità
La nostra apatia su questo argomento e lo scarso interesse dei media per queste faccende ci rende fragili e vulnerabili. Tutti. Non affrontare seriamente questi discorsi, non sottolineare che il pericolo numero uno per la nostra incolumità arriva dalla russia (e poi a ruota Cina, Iran e compagnia cantante) può solo portarci al disastro totale.
Non parlare mai di queste cose tranne che nel nostro solito ristretto circolo di aficionados del complotto russo è il regalo più grande che possiamo fare a putin e ai russi. Fare finta di niente nonostante i danni che stiamo subendo non è la soluzione. Girarsi dall’altra parte e continuare domani come se nulla fosse successo e come se nulla succederà mai è il comportamento peggiore che possiamo assumere. Non chiamare le cose con il proprio nome è come darsi le martellate sui genitali dicendo che non stiamo sentendo alcun dolore. Quindi almeno qui diciamolo: “l’Italia è sotto attacco cyber da parte della russia“.
PS: dopo diverse ore dall’attacco, il sito del ministero di Tajani non pare proprio essere in grado di riprendersi. Chissà se il ministro lo sa.
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