Mentre Telegram blocca Ria Novosti e altre agenzie russe la stampa italiana rilancia i loro comunicati

Telegram ha messo al bando (almeno in Europa) i canali ufficiali delle agenzie stampa russe RIA Novosti, Izvestia, Channel One e NTV che, guarda caso, sono già inserite nella lista di entità sanzionate dall’Unione Europea. E stiamo parlando di Telegram, una piattaforma di messaggistica dove possiamo trovare le peggiori schifezze immaginabili dalla mente umana. Evidentemente era troppo anche per loro.
La stampa mainstream italiana invece continua ad utilizzare queste agenzie stampa, in particolare RIA Novosti, come fonte per le loro notizie sulla guerra in Ucraina.

Le sanzioni UE vieterebbero la riproduzione di questi contenuti

In uno dei suoi pacchetti di sanzioni l’Unione Europea ha deciso di sanzionare alcuni organi stampa russi a causa della disinformazione perpetrata dagli stessi, ritenuta pericolosa.
Nel testo della spiegazione ufficiale del Consiglio Europeo su questa tipologia di sanzioni viene affermato:
La Russia utilizza tutti questi organi di informazione per diffondere intenzionalmente propaganda e condurre campagne di disinformazione, anche in merito alla sua aggressione militare nei confronti dell’Ucraina.
Tali restrizioni riguardano tutti i mezzi di trasmissione e distribuzione negli Stati membri dell’UE o ad essi rivolti, compresi il cavo, il satellite, la televisione via Internet (IPTV), le piattaforme, i siti web e le app.

Eppure  la stampa ufficiale italiana, quella rappresentata dai giornaloni mainstream cartacei e del web, sembra non poterne fare a meno, ma rilanciare una velina di Ria Novosti o di TASS o direttamente del Cremlino senza un contenuto critico equivale semplicemente a far passare la versione di putin per buona. Significa prenderla come una verità assodata.
Capite bene che quando un contenuto viene rilanciato da un La Repubblica o da un Rai News agli occhi di quasi tutti assume una forma di notizia certificata, vera e indiscutibile. E’ proprio per questo che ci sarebbero appunto le sanzioni internazionali a sostegno della lotta alla propaganda russa, per non mistificare la realtà, per non incorrere nella trappola della disinformazione di mosca, per avere un punto di vista il più possibile critico.
Condividere le veline delle agenzie stampa russe equivale a supportare la loro propaganda, non a fare informazione. E non venitemi a parlare di censura e libertà di espressione che altrimenti do fuori di matto.

Alcuni esempi di utilizzo di RIA Novosti nei media italiani

Circoscriviamo il caso all’agenzia sanzionata RIA Novosti, il caso più eclatante di tutti essendo già nella lista nera dell’UE. Per i vari media italiani sembra una fonte imprescindibile e fa niente se è stata già indicata come inaffidabile e pericolosa. E fa niente se ci sono altre fonti meno controverse dalle quali attingere. In nome della pluralità di informazioni va bene tutto, anche dare voce a chi è già stato certificato come propagandista disinformatore di professione.
Ecco alcuni esempi, sono pochi ma esplicativi su come le balle di RIA Novosti sono state diffuse qui in Italia solo negli ultimi giorni: abbiamo le farneticazioni di medvedev e la disponibilità a porre fine alla guerra da parte di putin su La Repubblica, abbiamo la morte del ballerino russo Vladimir Shklyarov attribuita ad un “incidente” (è volato dal balcone anche lui) su AdnKronos, abbiamo il “bird strike” che ha fatto precipitare l’aereo azero su Rai News (è stato abbattuto dalla contraerea russa invece), abbiamo ancora putin su Il Sole 24 Ore che conferma che stanno raggiungendo tutti gli obbiettivi dell’Operazione Militare Speciale (sì, è chiamata ancora così, sigh) e, dulcis in fundo, abbiamo ancora putin che “sta cercando di porre fine al conflitto” su TG La7.
Insomma una bella galleria degli orrori che condivido con voi, ma prima desidero lasciarvi con una nota positiva, una luce di speranza: queste “notizie” sono riportate sui media tradotte in italiano, per ora il russo non è ancora stato adottato come lingua ufficiale per queste comunicazioni. Per ora…chissà forse possiamo ancora salvarci. A voi la galleria di RIA Novosti sui nostri media!

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