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La guerra a casa loro: permettiamo all’Ucraina di colpire TUTTE le città russe

Nelle ultime settimane stiamo tutti osservando impassibili e apatici i criminali bombardamenti russi su obiettivi civili in Ucraina. Kyjv, Kharkiv, Zaporizhzhia e via così. Decine di morti e feriti di cui sembra importarci sempre meno. Ci sarebbe bisogno di una scossa, ci sarebbe bisogno di portare con prepotenza la guerra in casa dei russi. E’ un rischio? Certamente, ma cosa stanno rischiando già gli ucraini ogni maledetto giorno da quel tragico 24 Febbraio 2022?

Come cadono i dittatori, come finiscono le guerre

Nell’immaginario collettivo dei mollaccioni d’occidente persiste la sciagurata idea che la russia e putin si possano fermare con sanzioni economiche e sventagliando proposte di negoziati impossibili. Esatto, impossibili, perchè le parti in guerra non sono mai state così lontane l’una dall’altra e il principale colpevole sta dimostrando con i bombardamenti incessanti sulle pacifiche città ucraine che nessun accordo è possibile senza lo smembramento totale dello Stato ucraino e la capitolazione di Zelensky. Condizioni peraltro che sarebbero la pietra tombale su NATO e Unione Europea, una sconfitta epocale che dimostrerebbe la nostra inettitudine e ci farebbe immediatamente diventare facili prede dell’asse russia-Cina.

Le dittature non cadono per le sanzioni, non cadono su negoziati con la guerra ancora in corso. Le dittature cadono quando i missili cominciano a volare sopra le loro teste, sopra i palazzi della loro capitale. Quello che ha fatto l’Ucraina con l’invasione del Kursk è stato un atto coraggioso e sacrosanto, che ha fatto scoppiare la testa a molti leader europei. Eppure dovrebbe essere questa la strategia da seguire e da supportare: sfondare le linee in russia per portare la guerra a casa loro, per avere a tiro non solo le regioni di confine, ma anche le città più lontane. I vertici del governo e dell’esercito ucraino lo hanno capito, sarebbe importante che qualcun altro lo capisse, che aprisse un libro di storia e studiasse un po’ le guerre di questo secolo.
Mussolini non cadde perchè l’Italia era sotto sanzioni, cadde quando gli inglesi cominciarono a bombardare le città italiane.
Hitler non cadde perchè la Germania fu invitata ad un tavolo di pace, cadde quando la guerra fu portata a Berlino.
Milosevic non cadde perchè qualcuno in Europa storceva il naso alle sue politiche razziste, cadde quando Belgrado fu bombardata.
Assad non è caduto perchè la Siria era sotto sanzioni e il suo popolo ridotto alla fame più totale, è caduto quando i tank dei ribelli sono entrati a Damasco.
Perchè mai di grazia dovremmo credere che putin cadrà sotto il peso delle sanzioni economiche?

Colpire le città russe

Poter colpire le città russe oltre le regioni di confine con armi occidentali è il prerequisito minimo per fermare la guerra, per far capire veramente ai russi che per le loro colpe, prima o poi, la pagheranno cara. Capisco che i leader NATO hanno già problemi a fare usare le loro armi inviate a Kyiv a scopo difensivo all’interno dei confini ucraini, ma in qualche modo la situazione si deve prendere in mano se qualcuno vuole davvero prendere in considerazione l’idea di negoziati seri. Non possiamo pretendere che i militari ucraini si accontentino di difendersi a mani nude lanciando per migliaia e migliaia di chilometri qualche drone ogni tanto per colpire le raffinerie russe. Così non si va da nessuna parte.

Il terrore deve scendere sulla russia, l’Ucraina deve essere messa nella condizione di ripagare l’aggressore con la stessa moneta, l’Ucraina deve essere messa nella condizione di far vivere lo stesso terrore che ogni giorno donne, uomini e bambini ucraini vivono sotto l’attacco incessante di droni e missili russi. Se per putin la guerra non ha regole, perchè dovrebbe rispettarle l’aggredito? Regole peraltro imposte solo da noi alleati di Kyiv e che non stanno scritte proprio da nessuna parte.

Cosa diranno i russi buoni

Nella remota, remotissima ipotesi che ciò venga permesso dalle maestrine occidentali con la penna rossa, sarà interessante comprendere lo sviluppo delle reazioni dei cosiddetti “russi buoni”, quelli che fino ad oggi hanno strillato che l’Ucraina deve vincere la guerra ma che al contempo sognano una “russia felice”. Saranno ancora della stessa opinione quando i primi missili colpiranno gli edifici e le piazze di mosca e san pietroburgo? Come reagiranno quando le vittime, i feriti e gli sfollati faranno parte della loro gente e non più solamente dei poveri ucraini? Perchè, amici miei, la guerra si vince militarmente, non con le belle parole. E vincere una guerra significa sconfiggere militarmente il nemico, annichilire il suo esercito e infliggere pesanti danni alle città per costringere i vertici politici e militari alla resa. Che poi è esattamente quello che da tre anni la russia sta cercando di fare in Ucraina, radendo al suolo intere città e mettendo nel mirino strutture civili, ospedali, scuole, teatri e piazze, senza nasconderlo, senza pentimento.

Detto questo, immagino che a quel punto e solo a quel punto, con la guerra a casa loro per davvero, i “russi buoni” mostreranno la loro vera natura e torneranno ad essere semplicemente “russi e basta”.

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