I russi fucilano i prigionieri ucraini, ma per Tajani l’Italia non è nemica della russia
Eh niente, in Italia non ce la facciamo proprio a prendere una posizione netta, a schierarci senza ombre dalla parte dell’Ucraina e a condannare con forza l’aggressione russa. Ma non ce la facciamo proprio, nemmeno quando è Lavrov a definirci ostili e a non volerci a nessun tavolo negoziale. “Ma noi non siamo nemici di nessuno: siamo costruttori di pace. Non significa essere nemici della Russia se si dice che la Russia deve rispettare il diritto internazionale. Noi non siamo in guerra con la Russia, ma difendiamo il diritto dell’Ucraina ad essere uno Stato indipendente“, queste le parole del nostro ministro degli esteri Tajani in risposta a Lavrov che suonano tanto come una presa per i fondelli a Kyiv e agli italiani, ai quali non si vuole mai negare il diritto a vivere una vita spensierata nemmeno in tempi di guerra.
Le frasi di Tajani, l'esecuzione dei prigionieri ucraini
La frase in questione di Tajani, non la prima e sicuramente nemmeno l’ultima di questo tipo, è ancor più deprimente perchè detta solo un paio di giorni dopo l’ennesima prova documentata di violazione della convenzione di Ginevra da parte della russia con la fucilazione a sangue freddo di alcuni prigionieri di guerra ucraini. Un crimine senza appello. Sembra quasi che il nostro ministro non sia informato di tutte queste atrocità, come se nulla gli importasse se non il ripristino del flusso di gas russo a basso costo verso l’Europa. Suona come se non fosse interessato ad altro se non presentarsi alla nuova riunione del “Tavolo russia” organizzato dalla camera di commercio delle imprese italiane che operano nella federazione di putin per poter finalmente dire “abbiamo rimosso tutte le sanzioni”. Per la cronaca non è uno scherzo, a Dicembre ha presenziato per davvero a questa riunione di industriali organizzata proprio alla Farnesina. Quando la realtà supera l’immaginazione.
Dire di essere amici del popolo russo equivale oggi ad ammettere la connivenza con i più feroci criminali di guerra d’Europa. Il criminale non è solo il ricercato numero uno putin, ma lo è anche il popolo russo la cui oscena ferocia è proprio lì, documentata dai video in possesso della procura ucraina sui numerosi casi di fucilazione a sangue freddo di prigionieri avvenuta da parte dell’esercito di mosca. Questa bestialità umana, questo disprezzo per le regole e per la vita altrui è una peculiarità tutta dei russi, del popolo russo, non solo dei suoi capi.
Si parla di 177 fucilazioni di prigionieri, almeno stando ad i numeri ufficiali, ma ovviamente è una cifra da aumentare e di molto. 177 eroi che stavano difendendo la loro patria e le loro famiglie. 177 soldati che pochi anni fa forse immaginavano il 2025 come l’anno in cui avrebbero fatto magari un viaggio in Italia, magari in cui si sarebbero sposati, magari in cui avrebbero comprato casa. Sogni come quelli che noi facciamo tutti i giorni, con la differenza che noi siamo in grado di realizzare. Loro, purtroppo, sul loro cammino hanno trovato la guerra, hanno dovuto combattere per il loro diritto di esistere e solo all’ultimo si sono arresi. E sono morti in questa maniera atroce, vittime della barbarie russa che non fa prigionieri, figlia di quella cultura del degrado imperialista tanto ammirata dagli sprovveduti di mezzo mondo. Sono morti così e noi ce ne freghiamo, il nostro ministro degli esteri se ne frega.
Dire di non esser nemici dei russi è un grave passo indietro nella storia evolutiva dell’uomo, ci riporta indietro a tempi oscuri che credevamo ormai passati, quando uccidere era la norma e la vita valeva meno di zero. L’Italia è caduta molto in basso scegliendo questi rappresentati, ma può e deve essere migliore di così, come era migliore nei primi giorni di invasione russa, quando i soldi per la contronarrazione putinista non erano ancora arrivati e si faceva a gara per aiutare il popolo ucraino. L’Italia può tornare ad essere un paese civile, ma c’è tanto lavoro da fare, a partire proprio dal Ministero degli Esteri e dalla sua retorica comunicativa.
E’ finito il tempo del “volemose bene” ad ogni costo, è finito il tempo delle collaborazioni senza limiti con chiunque voglia portare un po’ di soldi qui in Italia. Chi non riuscirà a capirlo, e siamo già comunque fuori tempo limite, verrà travolto dalla storia e, purtroppo, dalla guerra.
Noi italiani pensiamo sempre che non ci accadrà nulla di male, che condurremo una vita normale e senza grossi grattacapi fino al nostro ultimo respiro. Anche in Ucraina la pensavano così, almeno fino al 2013, quando hanno scoperto che chi gli prospettava un futuro di pace e di amicizia gli stava solo raccontando un sacco di palle.
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