Le parole di Kara-Murza, dei russi buoni e chi li vuole accostare agli ucraini
Partiamo da Kara-Murza, il dissidente russo liberato dall’occidente qualche mese fa. Nella sua recente intervista alla testata spagnola El Mundo il dissidente russo vaneggia ancora di tanti suoi compatrioti contrari a questa guerra, del nostro bisogno di avere una russia democratica come partner e ci accusa di diffondere la propaganda del cremlino se non gli crediamo. Dopo cinque mesi dimostra di non aver ancora capito in quale mondo stia vivendo.
Quanti eroi ucraini oggi prigionieri nelle carceri russe avremmo potuto portare a casa con le risorse diplomatiche utilizzate per liberare questi dissidenti? Non fatemici pensare.
Detto questo il problema dei russi all’interno della nostra società occidentale va affrontato. Va capito come rapportarci con loro e, preferibilmente, va capito come ignorarli.
Russocentricità e vittismo russo
Dopo la loro liberazione abbiamo dato il tempo ai dissidenti per aggiornarsi un po’ su come va la vita da queste parti e su come stia procedendo la guerra di invasione all’Ucraina da parte della loro amata russia e il risultato di tanta attesa è l’intervista di Kara-Murza rilasciata a El Mundo dove i concetti espressi non sono cambiati di una virgola, come se fuori dal carcere non avesse ancora avuto accesso ad altri media che La Repubblica o, peggio, Il Fatto Quotidiano. In Kara-Murza (ma potrei dire in Yashin e in Navalnaja, fa lo stesso) prevale ancora un forte senso di russocentricità, il desiderio smodato di vedere il mondo girare attorno a mosca. Dire che “l’unico modo in cui potremo raggiungere quell’Europa libera e pacifica, sarebbe con una Russia democratica” è un vaneggiamento, l’Europa può infatti essere libera e pacifica direttamente senza la russia o con una russia militarmente annichilita.
Dire che “Gli occidentali che ripetono la narrazione propagandistica del Cremlino secondo cui tutti i russi sostengono Putin stanno sostanzialmente assecondando i desideri della loro propaganda” è falso e vittimistico. Sappiamo bene che non tutti i russi sostengono putin, non siamo scemi, ma la stragrande maggioranza di loro sì, una parte rilevante che decide le sorti di questa guerra terroristica. Negarlo è stupido.
Dire che “Mentre ero in prigione, prima a Mosca e poi in isolamento in quella rigida prigione siberiana, ricevevo letteralmente migliaia di lettere ogni mese da tutta la Russia” è un’illusione puerile. E’ voler vedere solo quel che piace a lui negando l’evidenza dei gravi crimini di cui il suo popolo si sta macchiando con impressionante regolarità. Capisco che questa narrazione faccia il suo gioco, ma così perde tutta la già scarsa credibilità che gli attribuivo.
Potrei proseguire, ma mi fermo qui e vi spiego dove voglio arrivare con questo: il problema non è il Kara-Murza della situazione, il problema sono il 99% dei “russi buoni” che utilizzano questi concetti vittimistici e russocentrici convinti di autoassolversi dalla colpa morale di un popolo intero. Ma non è così che funziona. Di fronte a tutto il dolore provocato dal popolo russo ai cittadini ucraini, sia in patria che all’estero, non c’è modo di assolversi e, onestamente, non credo che nessun ucraino abbia la minima intenzione di farlo.
E chi li sostiene e chi li mette sullo stesso piano
Anche noi occidentali dobbiamo imparare a prendere la dissidenza russa e i “russi buoni” per quello che sono, un fenomeno temporaneo nel migliore dei casi ininfluente. Credere in loro è un danno per tutta la comunità ucraina. La battaglia dei russi non c’entra proprio niente con quella degli ucraini. Da un lato c’è la caccia ad un solo colpevole, putin, dall’altra c’è la lotta per la propria sopravvivenza. Mi pare sia evidente la disparità di peso specifico tra le due cose.
Da un lato c’è il desiderio di voler essere considerati degli eroi, dall’altro ci sono degli eroi veri che combattono e cadono sul campo di battaglia ogni santo giorno. Da un lato c’è la voglia essere felici nella loro russia, dall’altro c’è la voglia di essere ancora vivi domattina, nella speranza che nessun missile ipersonico sparato da mosca abbia centrato la propria abitazione. Da un lato c’è qualche dissidente in carcere che riceve delle letterine di supporto, dall’altro c’è un intero popolo che ogni giorno è forzato a scrivere ai propri cari chiedendo se a casa stanno tutti bene, se sono tutti vivi dopo l’ennesima notte di bombardamenti russi.
Proviamo a sforzarci di capire questa diversità, tutto sommato non è difficile messa giù così. Sostenere la causa russa, per quanto non allineata al cremlino, equivale a mettere gli ucraini sullo stesso piano dei propri carnefici, equivale a non avere ancora capito niente dell’Ucraina e del suo coraggioso popolo. Costringere gli ucraini a condividere la stessa manifestazione di piazza in sostegno del proprio popolo con dei russi (e fargli ascoltare i loro perpetui lamenti) è oltraggioso e crudele. E’ la rappresentazione plastica del non aver capito nulla dell’Ucraina e del suo popolo, delle loro sofferenze e della tragedia ininterrotta che stanno vivendo. Queste cose lasciamole a Bergoglio, c’è già lui impegnato nella riabilitazione dei figli di mosca e della loro equiparazione ai “fratelli” di Kyiv.
Ad oggi nella nostra società non deve esserci spazio per alcun fraintendimento. Non deve esserci spazio per i russi.
Ascoltare gli ucraini
Una cosa è certa, dare spazio alla voce russa, anche se dissidente o pseudo tale, è il chiaro ed inequivocabile segnale che dopo tutte le belle parole sprecate dal 24 Febbraio 2022 noi gli ucraini proprio non li vogliamo ascoltare.
Provo a spiegarmi, questa è facile: gli ucraini non vogliono avere a che fare con i russi, mai più. Non li vogliono nemmeno sentire nominare, non vogliono in realtà nemmeno sentire in lontananza la lingua russa. Se ancora il concetto non vi pare chiaro provate ad immaginare quanta voglia potesse avere un ebreo internato in un campo di concentramento di stare nella stessa stanza con un nazista oppure di scoprire che il peso della sua tragica esperienza viene equiparato a quello di un tedesco ariano dissidente con Hitler e fuoriuscito dalla Germania per paura di essere arruolato.
Ragionare sul loro coinvolgimento dei russi e della russia nella nostra società odierna o futura è solo dannoso. Oggi per i russi non deve esserci spazio, oggi per la russia non dobbiamo immaginare un futuro integrato nel nostro ordine. Oggi dobbiamo ascoltare gli ucraini e loro soltanto. Dobbiamo metterli nella condizione di essere sostenuti senza alcun cedimento. La guerra in Ucraina è oggi ed è tremenda. Ai russi e alla russia ci penseremo domani, quando non potranno più nuocere ad anima viva se non a loro stessi. E anche in quel caso, fatemelo dire: chissenefrega!
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