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le parole sono importanti

Le parole sono importanti, la mossa di Zelensky e i fascisti che rimangono fascisti

Non voglio entrare nel merito tecnico di quello schifo che sta succedendo in questi giorni tra USA, Trump, Musk e negoziati con la russia. Per quello ci sono già i quotidiani online e almeno ad occhio e croce un milioncino buono di intenditori da social. No, vorrei che si riflettesse su una cosa. Come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa: “le parole sono importanti”. E mi viene da aggiungere che una volta che vengono dette è difficile tornare indietro.
Noi possiamo fare tutta la filosofia di questo mondo, ma quello che Trump e Musk hanno detto su Zelensky e sull’Ucraina è scolpito nella pietra. Possiamo pensare che dietro le quinte ci siano dei negoziati veri, seri e che portino a qualcosa di buono. Ma non è così, i fascisti di oggi erano fascisti anche ieri e lo saranno domani e non hanno mai fatto nulla per nasconderlo. E i fascisti cose buone non le hanno mai fatte, perchè dovrebbero cominciare ora. Ma adesso almeno abbiamo i nomi e i cognomi e le parole giuste identificarli e isolarli. Sta tutto nella nostra buona volontà.

Trump era così anche prima

Non mi stupisce quel che fa o dice Trump, quel che fa o dice Musk. No, loro erano così anche prima, quelle parole le hanno sempre usate e, perdonatemi se lo riaffermo, le parole sono importanti e definiscono chi o cosa siamo.
Il disprezzo usato nei confronti di Zelensky dal presidente USA e dal suo delfino in Tesla non sono nuove, fanno sempre infuriare, ovvio, ma oddio sai che novità. Quello che stupisce maggiormente è chi gli va dietro, chi si associa alle loro menzogne, chi pensa che non stiano dicendo quel che realmente dicono, proprio come gli ebrei americani del libro distopico di Philip Roth “Il complotto contro l’America” che si fidarono di un Lindbergh palesemente colluso con il nazismo tedesco. Mai testo fu più predittivo.

Le parole in questo momento così tragico sono importanti. Lo sono per davvero. E Zelensky oggi lo sa, come lo sapeva perfettamente quando ha deciso di provocare il tycoon e tutti i suoi sudditi affermando che Trump stava vivendo nella stessa bolla disinformativa del Cremlino. Zelensky sa che le parole sono importanti e ci scommetto l’osso del collo che sapeva benissimo che usando quelle precise parole avrebbe fatto uscire allo scoperto tutto il fascismo che si annidiava (neanche poi così tanto nascosto) in Trump e nella sua amministrazione. Perchè, a quanto pare, non tutti avevano ancora capito che salutare come si usava nella Berlino del 1934 non è un vezzo da raffinati intellettuali, ma una tragica recrudescenza di un passato ignobile.
Zelensky, ancora una volta, ha fatto una mossa azzardata, pericolosa, ma azzeccata. Ha tolto a Trump ogni velleità da liberale, lo ha spinto sul palcoscenico mondiale ancora col braccio teso e ha rimesso in moto l’Europa. Adesso tocca a noi scegliere: o col fascismo o con la democrazia. Senza più scuse.

La mossa di Zelensky e il più grande negoziatore del mondo in mutande

Poi un giorno mi spiegheranno chi e perchè ha inventato la leggenda che Trump sia il più grande negoziatore del mondo. Zelensky lo ha smascherato con una semplice frase e lo ha fatto uscire di testa. Boom! Il re è nudo e le diplomazie occidentali lo stanno vedendo con i loro occhi. Difficile non esserci arrivati prima, però è così, le democrazie sono sempre in ritardo e sia all’interno degli USA che nelle cancellerie occidentali più che avere un piano politico per isolare queste derive autocratiche per tempo si ha sempre la speranza (puntualmente disillusa) che una volta nella stanza dei bottoni la belva si istituzionalizzi. Fu così per Hitler, fu così per putin è così ora per Trump.
Capiamoci però, la mossa di Zelensky ha fatto uscire tutto il putinismo del presidente USA intriso di balle spaziali e propaganda moscovita antiucraina e ha rimandato la palla nel campo europeo, che non la toccava da mesi. Come potranno ora i vari Macron, Starmer e compagnia cantante accodarsi al nuovo fascismo americano? O di qua o di là. Non parlo di Meloni perchè sappiamo già da che parte andrà.

Il peso del mondo su Zelensky e sugli ucraini

Detto questo, come al solito, il peso di tutto il mondo ormai grava sulle spalle del presidente ucraino e sul suo popolo. Non deve essere stato facile per lui prendere certe decisioni, come nessuna decisione per lui deve essere stata facile da quel 24 Febbraio 2022. Intendiamoci, dopo tre anni di spiegoni deve ancora sottolineare chi è l’aggressore e chi è l’aggredito. Deve ancora giustificarsi sul perchè in Ucraina non si siano tenute elezioni in tempo di guerra con la legge marziale in vigore (ps: quale stato europeo ha tenuto elezioni durante la seconda guerra mondiale?). A farne le spese, come al solito, gli ucraini, le vittime vere delle parole di Trump e di Musk fatte ripiombare di colpo ancora alle prime ore di quel maledetto 24 Febbraio, quando tutto sembrava perso, quando tutte le cancellerie “civilizzate” lasciavano fare senza intervenire.
Le parole sono importanti, possono decidere i nostri destini, possono delineare il nostro futuro. Io non voglio usare le parole a sproposito, non voglio usare più parole di quelle che servono e non voglio che le parole siano vaghe e senza significato.
Le parole che meglio esprimono questa amministrazione USA e chi gli va dietro sono “fascismo” e “putinismo”.
Le parole che usiamo oggi saranno ricordate anche domani quando i nostri nipoti studieranno questi tragici anni e si chiederanno: “ma perchè quelli non li chiamavate fascisti? Non conoscevate il significato della parola fascismo? Ma che problemi avevate?”. 

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