La soprano russa Netrebko all’Arena di Verona, l’arte al servizio della guerra e la nostra politica
Tra Luglio e Agosto 2025 la soprano russa Anna Netrebko sarà per l’ennesima volta ospite in Italia, questa volta all’Arena di Verona, per il suo tour che sta toccando tra mille ovvie polemiche tutto il mondo. La cosa più orrenda di tutta questa storia non è tanto l’esibizione, quanto la costante abitudine da parte dell’apparato artistico di accettare supinamente la propaganda putiniana direttamente a casa loro e le banali e ormai ammuffite scuse utilizzate: “l’arte e gli artisti non c’entrano niente con la guerra”. Col piffero. E la politica italiana in tutto questo? Non pervenuta.
Netrebko in Italia e la sua posizione pro putin
Piccola precisazione sul perchè definiamo Anna Netrebko una propagandista russa: nel 2014 ha appoggiato l’invasione russa in Ucraina fino ad arrivare a posare nel 2015 con la bandiera della (inesistente) repubblica separatista del Donetsk. E’ un fatto che nemmeno lei ha mai smentito, non ha mai ammesso di essersi sbagliata, non ha mai rettificato la sua posizione nei confronti della russia e di putin, tranne un timido tentativo nel 2022 quando dichiarò “di condannare la guerra”. Ma ormai il danno era stato fatto e comunque non è più tornata sull’argomento.
Netrebko è a tutti gli effetti quindi un’arma di propaganda culturale nelle mani del cremlino, le sue esibizioni sono il tentativo riuscito di normalizzare i rapporti tra occidente e russia. Rapporti normalizzati ovviamente sulla pelle di tutti gli eroi e civili ucraini caduti per mano russa durante questa guerra. Secondo voi con quale terrore può vivere un ucraino di Verona (o di Milano o di Roma) se nella città dove vive, e forse dove ha trovato rifugio dopo aver perso tutto nella sua patria, non può voltare la testa senza vedere un manifesto di un’artista russa celebrata e riverita con tutti gli onori? E’ un remake di un film horror già visto, è il remake di una preinvasione che l’Ucraina ha già subito.
Permettendo l’esibizione di Anna Netrebko nei luoghi simbolo della nostra cultura, che poi sono l’unica vera ricchezza d’Italia, si calpesta quella già poca umanità che abbiamo dimostrato di possedere e si infligge un nuovo duro colpo a chi sta vivendo anni drammatici e inimmaginabili fino a poco tempo fa. E’ uno sputo in faccia agli ucraini e agli italiani che stanno combattendo da anni la battaglia contro la propaganda russa, a coloro che cercano di metterci in guardia da pericoli ben più grandi che cominciano sempre allo stesso modo, abbassando la guardia o rimanendo apatici di fronte al dolore altrui.
Ma non ci svegliamo oggi su Netrebko e non ci illudiamo sulla conclusione di questa vicenda. Finora tutti i teatri e gli spazi culturali che hanno programmato la sua esibizione hanno portato a termine l’evento, ignorando le nostre richieste e quelle degli ambasciatori ucraini di tutta Europa intervenuti sulla questione. In Italia la soprano russa si è già esibita dall’inizio della grande guerra in Ucraina su e giù per il nostro paese: alla Scala di Milano, al San Carlo di Napoli, all’Arena di Verona, a Firenze, a Roma. Insomma non sto a farvi tutto l’elenco, dite un posto e lei c’è stata. Raccogliendo ovazioni, fiori e applausi. Ed è un po’ questa la sintesi di quello che è diventata l’Italia: onori ai russi e lacrime per gli ucraini.
Le scuse che ci aspettiamo anche da Verona
Il mondo dell’arte sta vivendo un tragico coma di ideali e valori, è come un corpo estraneo alla realtà, un bambino che non vuole responsabilità per i suoi capricci ed i suoi pasticci. Non c’è stato direttore artistico o consiglio di amministrazione di nessun apparato culturale di tutta Europa che non abbia espresso diniego alla richiesta di sospendere le esibizioni della propagandista russa. Le scuse utilizzate sono sempre le solite, trite e ritrite, basta fare un giretto sul web per avere tonnellate di prove: “l’arte e gli artisti non c’entrano niente con la guerra”. Ormai non si può più sentire.
La guerra è un fatto, il dolore e la sofferenza degli ucraini sono dei fatti. Il futuro incerto a causa della crescente aggressività russa ai nostri confini è un fatto. E’ la vita, è la nostra vita oramai. Se il mondo dell’arte e gli artisti non si assumono la propria responsabilità culturale in tempi così perigliosi significa che si ritengono loro stessi inutili. Va da sè quindi che a queste strutture dovrebbe essere tolto ogni finanziamento pubblico per manifesta incapacità di svolgere alcuna attività rilevante o sociale. Questo stato vegetativo fa solo il gioco dei propagandisti di ogni ordine e grado.
Ma parlavamo di fatti. La guerra è un fatto, possiamo affermarlo senza dubbio alcuno. Chi non si schiera per l’Ucraina, chi non ha umanità verso tutti i cittadini ucraini e i loro dolori, chi si dichiara neutrale in guerra o chi ne prende le distanze, chi permette la riabilitazione degli aggressori russi nella propria casa, nel proprio teatro oppure chi semplicemente se ne frega sta attivamente collaborando con la propaganda del cremlino. E anche questo è un fatto.
E la nostra politica
Un altro elemento irrilevante nella questione è la politica, troppo distante, troppo apatica sull’argomento. A parte i soliti lupi solitari che provano a smuovere qualcosa, chi si è visto? Nessuno.
Chi protesterà per gli eventi all’Arena di Verona con Anna Netrebko? Nessuno.
E chi se non una precisa volontà politica può fare qualcosa per rimettere in carreggiata il paese? Il nostro problema è questo: sono tempi per coraggiosi, ma di rappresentati parlamentari con il fegato di scontentare quella fetta di putinisti e pacifisti non se ne trovano. Eppure sarebbe proprio il loro lavoro. Non abbiamo votato per eleggere dei passacarte e dei contabili, abbiamo votato, anche a livello locale, affinchè le cose cambino, affinchè i più forti difendano i più deboli, non gli indifendibili.
Questo non può e non deve essere solo il campo di battaglia per coraggiosi attivisti che nella vita per sbarcare il lunario fanno tutt’altro, questo deve essere un argomento cardine di ogni ordinamento politico, la lotta per la difesa della nostra democrazia.
La politica non può esimersi dall’assistere impotente a questo dilagare di propaganda sempre più feroce, sempre più umiliante. Per sistemare le buche sulle strade c’è tempo, ma se non ci sono politici in grado di affrontare questa deriva pro russa in tutte le nostre città, ben presto non ci sarà più nemmeno il tempo per quello.
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