Il massacro di Sumy, le nostre colpe e la nostra vergogna
Inizialmente non pensavo di riuscire a scrivere qualcosa sul massacro della Domenica delle Palme a Sumy, non pensavo forse di riuscire a concepire qualcosa che avesse un senso. Lo credevo troppo doloroso e non riuscivo a trovare una chiave di interpretazione a questa tragedia, forse perchè non esiste e non è mai esistita nessuna chiave per spiegarla. Tutto è già stato spiegato meglio di milioni di parole dalle immagini catastrofiche che vediamo passare in loop da stamattina sui nostri smartphone, ma ho pensato anche che tacendo e non riflettendo sull’accaduto non sarei stato altro che una fotocopia di chi, almeno da quel maledetto 24 Febbraio, se ne frega, tace e non riflette.
Tutto però riporta ad una sola e unica conclusione: noi europei, occidentali, americani, atlantisti, noi esseri umani di ogni rango, ceto ed etnia dobbiamo solo vergognarci della nostra generazione. E fare una cosa che non sappiamo più fare da tanto tempo: ammettere le proprie colpe davanti a tutti gli ucraini. Chiediamogli scusa.
Ogni giorno è "il giorno del massacro"
In Ucraina il “giorno del massacro di Sumy” dura in realtà dal 2022. Ogni giorno è il “giorno del massacro”. Che siano cento persone, trenta anziani, due bambini. Non importa. E’ la vita che viene massacrata, è un intero popolo sottoposto ad un logorante genocidio che sta distruggendo anche gli ucraini che non vivono lì e, almeno la notte, possono dormire senza la paura che un missile gli piova dentro la casa. Ma hanno altre paure, paure diverse ma altrettanto terrificanti. Hanno paura che domani Sumy sarà il villaggio dove vivono i loro parenti, hanno paura che Sumy sarà la città dove sono cresciuti, hanno studiato, hanno lavorato e da cui magari sono dovuti scappare, chissà proprio qui in Italia.
Ogni giorno in Ucraina c’è una nuova Sumy, ogni giorno da oltre mille giorni. E ogni giorno non riusciamo a porre alcun rimedio, a trovare alcuna soluzione se non quelle stupide e prive di ogni briciolo di umanità di allentare la pressione alla russia, di riabilitarla e di negoziare. Negoziare poi cosa, il prossimo massacro? Negoziare poi dove, sulle tombe di donne e bambini?
Quello che oggi io provo è la vergogna della mia generazione che se ne sta fregando una volta ancora, sempre presa da crisi inesistenti e problemi immaginari. Mi vergogno di appartenere ad una generazione svuotata da qualsiasi fondo di empatia verso le vittime innocenti e incapace di esprimere dei concetti che non siano solo espressioni primarie della nostra bestialità: mangiare, bere, dormire, divertirsi.
“The show must go on” dicevano, ma non è affatto così. Lo show deve saper interrompersi, c’è la assoluta necessità di fermarsi e bloccare questo circolo vizioso in cui, per ora, sono solo gli ucraini di tutto il mondo a subire la brutalità dei russi e a subire la nostra insignificanza. Da oggi dobbiamo cominciare a vergognarci di essere quello che siamo, dei politici che abbiamo eletto, dei nostri capricci e delle nostre scuse che abbiamo usato troppe volte per andare avanti perchè “tanto a noi cosa importa, non siamo in guerra”. Fermiamoci e vergogniamoci. Oggi Sumy è anche colpa nostra.
Chiedere scusa
Oggi non è una Domenica come le altre, anche se di Domeniche di questo tipo gli ucraini ne hanno già dovute subire fin troppe.
Non ho molte altre parole: vi chiedo scusa. Vorrei poter fare di più, promettervi che da domani gli alleati occidentali dell’Ucraina manderanno centinaia di migliaia di militari a presidiare cieli e terra del vostro paese, a difendere le vostre case come fossero le nostre, ma so che non sarà così.
Vorrei che domani Zelensky fosse invitato a Bruxelles a firmare ufficialmente l’ingresso dell’Ucraina nella nostra Unione Europea, vorrei che la NATO vi accogliesse a pieno titolo tra i membri di questa alleanza. Ognuno di questi passi sarebbe sacrosanto già oggi, ma so che non sarà così.
E allora non mi rimane che chiedere nuovamente scusa a tutti gli ucraini e associarmi al vostro dolore per la vostra patria, per tutti i soprusi che state subendo e per tutte le richieste di aiuto che ci avete lanciato e che non abbiamo mai voluto afferrare.
Sumy è anche colpa nostra, la devastazione delle vostre vite è anche colpa nostra. Scusateci, per ora posso solo dirvi questo e, lo so, non è un granchè.
In Italia la narrazione sull'Ucraina è sempre parziale, confusa e di matrice pacifista-filorussa. E noi siamo obbligati ogni volta a spiegare tutto daccapo.
Cara UE, per contrastare la propaganda russa online non servono nuove leggi, servono i soldi per costituire un vero IT Army.
Le parole contano e da qui non si scappa. Possiamo sperare ingenuamente che ci sia sotto un disegno più grande e più favorevole. Ma non è così. I fascisti rimangono fascisti.
Il presidente Mattarella ha le idee chiare. Nel suo discorso del 24 Luglio ha paragonato la russia di oggi alla Germania hitleriana di ieri.